Pensieri divergenti – Quanto valgono mille giorni

Le tanto agognate decarbonizzazione e diversificazione energetica richiedono uno slancio etico collettivo. Mentre il primo ministro britannico Starmer lancia la costruzione di numerosi Smr (Small modular reactors), senza preoccuparsi delle scorie radioattive, per attrarre aziende energivore nel settore dell’Ia, in Italia registriamo un’altra vicenda emblematica.
Il Governo durò in carica ben più dei 180 giorni – da quando era entrato in vigore il decreto legge sulla promozione dell’energia da fonti rinnovabili – entro i quali dovevano essere emanati i decreti attuativi per l’individuazione delle aree idonee e non idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili. Invece, quei decreti, che dovevano definire “i principi della minimizzazione degli impatti sull’ambiente, sul territorio, sul patrimonio culturale e sul paesaggio”, sono arrivati solamente nel luglio 2024, quasi 1.000 giorni dopo. Da allora, erano scattati gli ulteriori 180 giorni entro i quali le Regioni avrebbero dovuto dare esecutività a tali principi.
E intanto che cosa è successo in questo periodo di deregulation? Abbiamo visto trasformare in modo disordinato, all’insegna della gloriosa e sedicente sostenibilità, ettari ed ettari di aree agricole di pregio o di potenziale interesse archeologico in campi fotovoltaici, in ossequio a un’altra legge che non necessita di essere varata, che non tutela l’ambiente ma il massimo profitto dei proprietari terrieri, delle multiutility, dei fondi di investimento, delle multinazionali.
Quanto si è speculato in questi 1.000 giorni sul “raggiungimento dei traguardi nei percorsi di decarbonizzazione fissati dal Pniec, per l’obiettivo di neutralità climatica del 2030”! E cosa ne è delle cosiddette aree orfane che potevano venire utilizzate a tali fini? Continuano a guardarci con la loro sterminata desolazione.
Questa vicenda è emblematica dell’incapacità del legislatore di produrre norme dirette, senza rimandi ad altri atti che spesso sono amministrativi e quindi più facili da impugnare. Atti che comunque sono delegati all’esecutivo se non a organismi di difficile controllo. È emblematica anche del lassismo nel rispetto dei tempi di emanazione dei regolamenti. Un lassismo che favorisce chi si approfitta dei ritardi, visto che tali norme si riducono così a meri adempimenti burocratici. Vi è poi il perverso effetto rimbalzo: la decarbonizzazione è importante ma è davvero tale? A chi va a carico la embedded CO2 equivalente degli impianti?
Ciò non è comunque motivo per disprezzare la politica e non andare a votare. Anzi, deve farci impegnare di più in politica!

 

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