Quando Prisma lo incontra, Ciro Ciliberto è a Pisa, in una pausa tra gli interventi del recente congresso dell’Unione matematica italiana (Umi). Un evento che raccoglie studiosi di tutta Italia e rende conto delle eccellenze che il nostro Paese produce in tutte le discipline matematiche, da quelle più astratte a quelle più applicate. Eccellenze che potrebbero sentirsi minacciate dalla crescita di nuovi Paesi che stanno acquisendo un peso maggiore non solo sul piano geopolitico ma anche in quello scientifico e tecnologico. “L’Italia – esordisce Ciliberto – continua ad avere una certa tradizione nella qualità della ricerca matematica ma una tradizione altrettanto solida ce l’hanno alcuni Paesi dell’est europeo, Romania, Bulgaria, Ungheria e naturalmente Russia, benché ora appartengano a poli politici diversi”. Che questi Paesi siano competitivi dal punto di vista scientifico, quindi, “non è assolutamente una novità”. L’ex presidente dell’Umi ricorda come la Russia, in particolare per la matematica, abbia “una storia che affonda le sue radici in un passato glorioso. Naturalmente ha subito un periodo di arresto quando, a seguito della caduta del regime comunista, moltissimi russi sono emigrati all’estero. Però le strutture, l’organizzazione della ricerca scientifica e soprattutto l’impianto dell’educazione sono rimasti gli stessi. Quest’ultimo è molto valido e produce inevitabilmente delle eccellenze dal punto di vista intellettuale”. D’altra parte, anche l’India non è una novità, avendo sempre avuto alcuni personaggi di primo piano, specie per la matematica. “La sonda indiana sulla Luna è una prova del fatto che si tratta di un Paese competitivo non solo dal punto di vista meramente scientifico e culturale, ma anche da quello tecnologico in cui ha saputo colmare un gap non banale”. Declinando insieme l’acronimo dei Brics passiamo quindi al Brasile, che “ormai da molti anni produce della matematica eccellente, confermata per esempio dalla medaglia Fields ottenuta da Artur Avila a Seul. Del resto, l’Impa (Instituto de Matemática Pura e Aplicada) di Rio de Janeiro è una scuola di primo piano a livello mondiale”. Per non parlare della Cina, che raccoglie i frutti di “una politica molto accorta: non avendo in casa strutture adeguate, ha mandato i suoi giovani all’estero, specialmente negli Stati Uniti, tanto che, a un certo punto, la stragrande maggioranza dei dottorandi in matematica erano cinesi. Poi questi sono ritornati in patria e ora si trovano ad avere le competenze necessarie per avviare – e l’hanno fatto – università di eccellente livello”. In queste università si sono sviluppati centri di ricerca di eccellenza, che sicuramente pongono la ricerca cinese, su scala mondiale, come un punto di riferimento. Tra i Paesi dei Brics, quindi, solo il Sudafrica sembra non essere ancora competitivo, almeno per quanto riguarda la matematica. Non è una novità, dunque, che questi Paesi siano scientificamente “attrezzati”. Non deve perciò stupire che richiedano maggiore attenzione al loro lavoro: “Rivendicano – a ragione a mio avviso, ma qui invado l’aspetto politico – una voce in capitolo sugli equilibri mondiali. Mettono in discussione il protagonismo statunitense ed europeo. Questa cosa non mi meraviglia e penso che nel futuro occorra tenerne conto. La Cina è già il Paese con il più alto numero di abitanti e sappiamo bene che i cinesi sono capaci di una forza di lavoro assolutamente eccezionale. L’India probabilmente supererà la Cina quanto ad abitanti e sono entrambi Paesi in cui – come dire – le distrazioni rispetto al lavoro scientifico sono molte di meno che nel mondo occidentale. Quindi, sicuramente mi aspetto dal punto di vista culturale e scientifico una crescita”. Crescita che in modo naturale va di pari passo con una competizione: “Il guanto di sfida sarà lanciato anche agli Stati Uniti ma, secondo me, attualmente riguarda soprattutto l’Europa, che dovrebbe attrezzarsi e rispondere. Scardinare la supremazia degli Stati Uniti non sarà facile perché hanno un impianto scientifico di altissimo livello e molto diffuso: venti tra le università migliori al mondo sono negli Stati Uniti. Però, sicuramente i Paesi emergenti sono competitivi rispetto all’Europa che dovrebbe cominciare a preoccuparsi perché è più debole da questo punto di vista”. È inevitabile, a questo punto, riflettere sui motivi di questa preoccupazione. Secondo Ciro Ciliberto, il motivo è il diverso peso che i governi dei vari Paesi danno alla ricerca scientifica: “Mentre in Cina e in India si investe moltissimo, in Europa i fondi vanno diminuendo”. La ricerca matematica e scientifica quindi è destinata a crescere in India, in Cina e anche in Russia. E mentre queste tre nazioni faranno leva sulla loro tradizione e sulla loro scuola matematica, il Brasile ha investito moltissimo nell’educazione superiore, “creando moltissime università ex novo e prendendo dall’estero molta gente brava”. Il risultato è stato la creazione di centri di assoluta competitività: anche lì, quindi, “la matematica crescerà in maniera anche superiore rispetto alle altre scienze”. Per quanto riguarda la matematica lo strumento di investimento più in voga in Europa è il finanziamento erogato dall’European research council, più noto con l’acronimo Erc, che si declina in cinque principali schemi di finanziamento (starting, consolidator, advanced, synergy e proof of concept), accomunati dalle cifre ingenti che vengono assegnate ai vincitori dei rispettivi bandi. Per Ciliberto si tratta di “uno strumento fortemente depressivo” in quanto “premia pochissime persone dando loro un mucchio di soldi che oltretutto li distolgono dalla ricerca – non fosse altro che per organizzarne la gestione – mentre la gran parte dei ricercatori, ugualmente molto bravi, devono arrabattarsi con i pochi soldi che riescono a rimediare a livello locale. Se si vuole far crescere una nazione a livello scientifico, bisogna senz’altro premiare l’eccellenza ma anche aumentare la base della piramide. In Europa invece si premiano le punte, ammesso poi che quelli che emergono siano davvero i migliori”. Per contrasto, “nei Paesi emergenti c’è sicuramente un sistema più diffuso di distribuzione dei fondi” che, andando a rafforzare la base della piramide, rende più frequente e stabile l’eccellenza delle punte. Prima ancora della faccenda dei finanziamenti, è comunque da sottolineare il ruolo fondamentale che, nel rendere possibile lo sviluppo di una ricerca scientifica competitiva, ha la formazione precedente, ovvero quella resa possibile dall’università e in primis dalla scuola. Rispetto anche ad altri Paesi europei, “in Italia sicuramente si mantiene un certo livello e un bravo laureato italiano è ancora competitivo. D’altra parte, nei Paesi dell’est c’è un impianto scolastico molto solido che privilegia la matematica, insegnata a un livello assolutamente eccellente. Ne è prova, per esempio, la quantità di matematici bravissimi provenienti dalla Romania, considerata la popolazione relativamente contenuta di quella nazione. Ma anche l’India, con tutte le difficoltà dovute a una situazione economica certamente non ottimale, con importanti sacche di povertà, ha una tradizione di insegnamento della matematica molto solida”. Alla radice dei problemi della ricerca, troviamo quindi quelli della scuola e dell’università. Pur nell’avvicendamento di governi di diverso colore, da ormai molti anni sembra che la scuola non sia una priorità per i nostri politici. Italo Calvino diceva che “un Paese che distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per soldi, perché le risorse mancano o i costi sono eccessivi. Un Paese che demolisce l’istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da perdere”. Secondo Ciro Ciliberto, il problema forse è addirittura più grave: “Almeno per quanto riguarda l’Italia, assistiamo a un imbarbarimento delle classi dirigenti che sembrano essere sempre meno culturalmente preparate” visto che, a fianco di noti politici che si vantano di non saper risolvere le disequazioni di secondo grado, ne troviamo altri che a stento parlano l’italiano. “Una chiusura verso la politica delle classi culturalmente elevate ha consentito che prendessero piede e spazio dei segmenti della popolazione culturalmente arretrati. Queste persone vedono l’eccellenza scientifico-culturale come il fumo negli occhi, qualcosa di alternativo a loro”. Come tutti sappiamo, all’epoca di Croce e Gentile in Italia era prevalente la cultura umanistica. “Però, pur essendo prevalentemente concentrati su questa cultura, non è che mancassero investimenti per la formazione scientifica. La persona colta, anche se umanista, non punta a deprimere la ricerca scientifica. Magari da un punto di vista filosofico non attribuisce alla cultura scientifica un valore sapienziale paritetico, però investe anche in questo perché la considera una cosa solida. Ma un ignorante in cosa deve investire? Io penso che in Italia sia successo e stia succedendo questo”.
Chi è Ciro Ciliberto
Ciro Ciliberto è un matematico italiano nato a Napoli nel 1950. Si occupa di geometria algebrica, storia della matematica e divulgazione scientifica. Ha insegnato presso le università di Lecce, Napoli ‘’Federico II’’ e Roma ‘’Tor Vergata’’ come ordinario di geometria. È stato presidente dell’Unione matematica italiana dal 2012 al 2018. È inoltre socio della Accademia Nazionale dei Lincei, della Accademia delle Scienze Fisiche e Matematiche di Napoli e della Accademia Gioenia di Catania. Unisce alla passione per la ricerca scientifica anche quella per la pittura e la scrittura.