A Catania il XXXVII Convegno Umi Ciim

Al via in una Catania quasi estiva la tre giorni che da ben trentasette edizioni l’Unione Matematica Italiana, e in particolare la sua CIIM (acronimo di Commissione italiana per l’insegnamento della matematica), dedicano alla scuola. Il tema è stavolta La matematica che unisce. Quando le differenze diventano opportunità.
Come osserva Marco Andreatta, presidente UMI, “la parte iniziale di questo bel titolo, “la matematica che unisce”, sottolinea come la matematica sia un sistema di conoscenza che partendo da esperienze diverse le organizza, in
maniera unitaria e condivisa. Ed è anche vero che, come sottintende la seconda parte “quando le differenze diventano opportunità”, uno dei tratti qualificanti della matematica è far si che le differenze divengano opportunità”. Naturalmente, continua Andreatta, “per poter usare la matematica bisogna prima “impararla”, quindi va insegnata bene e con passione!”
“E’ un grande piacere” afferma Maria Flavia Mammana a nome del comitato organizzatore, “che Catania torni a ospitare il convegno dopo esattamente vent’anni dall’edizione 2004, che è stata la prima in Sicilia”. E alla Sicilia, e precisamente a quella che nel Medioevo era crocevia delle matematiche del Mediterraneo, è dedicata una delle sei sessioni plenarie. Le altre spaziano dal tema dell’argomentazione a quello dell’inclusione, dalla formazione alla multiculturalità , a disegnare un affresco da cui si vuole fortemente che emerga “l’idea che la Matematica, anzi meglio, le matematiche al plurale, se vissute nella valorizzazione e integrazione delle diversità possano costituire ponti tra culture, tra stili cognitivi, tra generi”, come sottolinea Maria Mellone, presidentessa della CIIM.
I temi enucleati da Maria sono dibattuti, oltre che nelle plenarie, negli altri momenti del convegno: “abbiamo quasi 350 iscritti, che avranno modo di confrontarsi, oltre che nelle plenarie, in 2 spazi di approfondimento, 1 spazio tematico e una tavola rotonda”, precisa Mammana. Che sottolinea inoltre il ruolo attivo dei partecipanti non solo universitari ma anche provenienti dalle scuole di tutta Italia, dall’infanzia alla secondaria di secondo grado, a rimarcare la commistione tra il mondo accademico e quello della scuola che è uno degli obiettivi cardine della CIIM. Saranno proprio i docenti delle scuole partecipanti a proporre ben 51 laboratori, che si terranno in 3 sessioni parallele in 17 aule del Dipartimento di Matematica e Informatica.
Apre le danze la consegna del Premio Stefania Cotoneschi che la giuria di quest’anno, composta da Samuele Antonini (Università di Firenze), Fabio Brunelli (già Istituto Comprensivo Masaccio, Firenze), Annalisa Cusi (Università di Roma “La Sapienza”), Sonia L’Innocente (Università di Camerino) e Paolo Salani (Università di Firenze) ha assegnato all’unanimità a Raffaele Casi, insegnante di Matematica e Scienze nella Scuola Secondaria di I grado presso l’Istituto Comprensivo Statale di Andezeno, in provincia di Torino.
Il premio è un caso unico nella storia della nostra scuola: come dice Fabio Brunelli, il primo a vincerlo nell’ormai lontano 2015, “gli insegnanti della scuola secondaria di primo grado, anni fa definita il ventre molle della scuola italiana, non hanno mai avuto grandissima visibilità. Questo premio consente invece di valorizzare il lavoro di docenti che si danno molto da fare e lo fanno spesso nell’ombra”. Una di loro era senz’altro Stefania Cotoneschi, cui il premio è intitolato: Stefania, laureata in matematica, dopo un’esperienza pluriennale di insegnamento nella scuola primaria era entrata di ruolo nella Scuola – Città Pestalozzi di Firenze, una delle tre scuole sperimentali italiane in cui si univano primaria e media in una sorta di istituto comprensivo ante litteram. “Quando gli alunni andavano tutti via” aggiunge Brunelli, “lei rimaneva a scuola, a documentare quello che aveva fatto durante il giorno o a programmare quello che avrebbe proposto il giorno dopo”, come fanno gli insegnanti appassionati al loro compito. “Per me è stata una lezione di laboriosità , serietà e umiltà”, conclude Brunelli. La famiglia, in sua memoria, ha disposto un lascito con cui il premio è stato finora finanziato, a valorizzare colleghi che, come si legge nel regolamento, “si siano distinti per la diffusione dell’educazione matematica tra i giovani e più in generale nella società o nella comunità scientifica”. Raffaele Casi è uno di loro: per l’attenzione agli studenti a rischio abbandono che dimostra come docente, per l’attività di formatore nell’ambito del progetto di Scuola Media Matematica, per la sua attività di studio e ricerca sui temi della didattica laboratoriale, declinati anche in contesti inusuali come quelli tipici dell’educazione informale nei percorsi museali. A lui e agli altri candidati al premio vanno i nostri complimenti, a tutti gli altri docenti va invece il nostro invito a concorrere alle prossime edizioni.
L’auspicio, come dice Maria Mellone e come sentiamo particolarmente pressante nel momento storico attuale, è che questo incontro possa rappresentare “un piccolo contributo dell’educazione matematica all’educazione alla PACE”. Del resto, chiosa Marco Andreatta, “la matematica crea ponti, opportunità , questo è il suo obiettivo; nella cultura ma anche nella società”.

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