Lo studio non sempre ha un’età

È un luogo comune che in matematica l’attività di ricerca sia un “affare“ da giovani, riservato a chi ha da poco concluso gli studi universitari e di dottorato, alle menti fresche non ancora gravate dal peso eccessivo di troppi studi e da altre preoccupazioni, pronte a cogliere con la loro ingenua aggressività quelle connessioni e quelle nuove frontiere che l’inerzia della tradizione impedisce ad altre intelligenze più mature di vedere. Il pensiero va ai bambini-prodigio, a quei bambini esibiti con dubbio gusto che riescono ad eseguire a mente calcoli incredibili o, più seriamente, a quei ragazzi che si laureano mentre i loro coetanei sono ancora alle prese con i primi esercizi sul teorema di Pitagora. O ancora va all’aneddoto del giovanissimo Gauss – si racconta che avesse solo 8 anni – che sbalordì il maestro, preoccupato di tenerlo impegnato per qualche minuto e di poter respirare un po’, calcolando esattamente la somma dei primi 100 numeri naturali (perché naturalmente aveva già scoperto la formula generale per cui 1+2+…+n=n(n+1)/2). E come non pensare a Galois – siamo sempre in pieno Romanticismo, adesso nei primi decenni dell’Ottocento – che muore in duello per questioni d’amore (forse) e che però, prima di quella tragica alba, aveva scritto pagine memorabili per la storia della matematica, pagine che ancora oggi vengono ricordate e studiate? Viene dato quasi per scontato che un duello per motivi d’amore lo si affronti solo quando si è giovani e infatti Galois è morto a 21 anni! In realtà, si può continuare a studiare e a fare ricerca matematica anche quando l’età dei duelli all’alba per motivi d’amore è solo un ricordo! Non ci sono solo Gauss e Galois! Ma anche altri matematici, di cui parla la nostra storia di copertina, come Eulero e Weierstrass o anche più contemporanei come Erdős e Coxeter, che hanno ottenuto risultati importanti anche in là con gli anni. Insomma, esempi ma anche controesempi: di ricercatori che hanno continuato a lavorare in età avanzata mettendo a frutto – e che frutti! – la lunghezza e la maturità dei loro studi. L’incoraggiamento non può comunque eludere la domanda di fondo, ben al di là della sola attività matematica: è vero che con l’età le nostre capacità intellettive diminuiscono? Sembra difficile negarlo. Ne parla in queste pagine Daniel Justens. Invecchiamo e la diminuzione delle funzioni del nostro corpo accentua l’invecchiamento cerebrale: la normale perdita di peso del cervello diventa più significativa e i nostri neuroni con il passare del tempo perdono forza. “Il discorso è incerto, la parola è debole, i gesti e i movimenti si fanno meno frequenti e più brevi, il viso diviene vacuo, i ragionamenti si fanno meno affinati, la capacità di stupirsi e meravigliarsi si offusca”, scrive il neurologo francese Yves Agid nel libro Invecchiare è divertente, recentemente tradotto da Carocci. I sintomi più evidenti riguardano i disturbi della memoria e del movimento (deambulazione ed equilibrio). Anche qui, tutto vero ma anzitutto è meglio – come diceva Woody Allen – potersi lamentare di diventare vecchi piuttosto che non poterlo fare! L’invecchiamento è una condizione naturale: chi vive invecchia, trovandosi ad affrontare ogni giorno nuove sfide non sempre facili. Il tempo che passa è una condizione sempre diversa, che ogni giorno deve essere conquistata e messa a frutto. Il cervello è l’organo in grado di invecchiare meno di tutti gli altri. Meno del fegato, della pelle o del cuore. Prendercene cura è la nostra unica opportunità di estendere la giovinezza, di assaporare a lungo la vita e di salvaguardare allo stesso tempo la salute del corpo. Ne Il talento del cervello, Michela Matteoli, direttrice dell’Istituto di Neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e tra i neuroscienziati italiani più riconosciuti a livello internazionale, racconta che il cervello ha un punto di forza: la plasticità, cioè la proprietà di modificare sé stesso e di autoripararsi. È il motivo per cui può evolversi nel corso dell’intera esistenza, espandendosi e costruendo nuovi collegamenti tra i neuroni. Un talento davvero unico.

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