Pensieri divergenti – Alla salute

Una delle principali conquiste civili del nostro Paese è stata l’introduzione nel 1978 del sistema sanitario pubblico universalistico, secondo i principi di equità dell’articolo 32 della Costituzione. La salute, intesa come benessere fisico, mentale, emozionale e sociale, e non mera assenza di malattia, è diritto individuale ma anche diritto collettivo, perché il benessere degli altri è un determinante della nostra salute.
Garantire servizi sanitari universali non fu semplice, si dovettero prima eliminare le disparità e i privilegi dei sistemi mutualistici precedenti. Non fu un caso se la legge istitutiva del Ssn, la L. 833/78, fu proposta dalla partigiana Tina Anselmi, prima ministra donna della Repubblica italiana.
Ebbene, questo patrimonio sociale straordinario rischia di essere compromesso, rigettandoci nella peggiore disuguaglianza. Il numero dei cittadini che rinuncia alle cure è ormai di 1 su 3. I tempi di attesa del sistema pubblico ne sono la causa principale, in quanto obbligano a pagare visite specialistiche e accertamenti a proprie spese, o attraverso assicurazioni private, che non tutti possono permettersi. C’è un ricorso sempre più frequente da parte delle Regioni al privato accreditato o precario, ricorso provocato dall’aumento di dimissioni volontarie dal sistema pubblico degli operatori. Fenomeno gravissimo perché lascia gli stessi la voratori con minori tutele previdenziali. Compensare la riduzione di personale ospedaliero e territoriale con assunzioni diventa sempre più difficile per il sistema pubblico perché è ormai frenato da logiche aziendalistiche che spingono a ridurre i costi di personale e a non investire risorse aggiuntive in premi e incentivi.
L’impegno per la difesa del sistema universalistico pubblico è dunque un imperativo in questa fase storica di profonda trasformazione demografica, che vede crescere la percentuale di anziani e quindi di fragilità. Non lo è solo perché le privatizzazioni ed esternalizzazioni della sanità inducono analoghi percorsi in altri settori, come la scuola, ma perché porta a concepire la sanità solamente in termini prestazionali. Ciò significa intenderla come mera risposta terapeutica, quando la malattia è già conclamata. E questa è una risposta inefficace perché frammentaria e frammentata, che non considera il contesto socio-ambientale.
La logica del profitto privato, poi, è opposta a quella della prevenzione!
E tutto ciò avviene, paradossalmente, all’indomani della pandemia Covid, che ha dimostrato l’incapacità dei sistemi privati, e quando il riscaldamento globale indica che il diritto alla salute non può essere garantito senza tutelare anche i diritti collettivi ai beni comuni di aria, acqua, biodiversità, senza una giustizia climatica.
La salute degli esseri umani non può essere pensata disgiunta da quella delle altre specie, senza rivedere i metodi di coltivazione e allevamento. Da anni l’Oms parla di One Health Policy: la salute per tutti può essere solamente un’unica salute, quella del Pianeta!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


CAPTCHA

Dimensione massima del file: 50MB Formati consentiti: jpg, gif, png Drop file here