Di corsa contro il tempo

L’ultima estate è davvero volata, e non è solo una sensazione. Ci siamo lasciati alle spalle alcuni dei giorni più brevi mai registrati: lo dicono gli orologi atomici che dagli anni Sessanta misurano con estrema precisione il tempo impiegato dalla Terra per completare una rotazione intorno al suo asse. Il 29 giugno, in particolare, ha fatto segnare il record del giorno più corto: è durato 1,59 millisecondi in meno rispetto ai canonici 86.400 secondi che compongono le 24 ore. Altrettanto rapido è stato il 26 luglio, più breve della media di 1,50 millisecondi. Come mai? “Gira il mondo gira”, diceva una celebre canzone, ma ultimamente lo sta facendo con una velocità superiore alle attese. Ce n’eravamo già accorti nel 2020, l’annus horribilis della pandemia, con ben 28 giorni classificati tra i più corti degli ultimi 50 anni. L’accelerazione si è confermata anche nella prima metà del 2021 e, dopo qualche mese di allentamento, eccola di nuovo in azione nel 2022. Tanti i fattori che possono influire: i movimenti del nucleo terrestre, gli spostamenti dell’asse terrestre, le variazioni della pressione atmosferica e delle correnti oceaniche, i cambiamenti nella distribuzione della massa sopra e sotto la superficie terrestre e perfino l’attrazione gravitazionale esercitata da altri corpi celesti. L’effetto combinato di questi elementi può determinare uno sfasamento tra il cosiddetto Tempo Universale UT1, che misura la rotazione terrestre rispetto alle stelle, e il Tempo Coordinato Universale (Utc), lo standard di riferimento internazionale per la vita civile misurato da centinaia di orologi atomici sparsi nel mondo. Per sincronizzare le lancette con il moto del Pianeta, nel 1972 è stato introdotto un trucchetto: il secondo intercalare, ovvero un secondo fittizio che viene aggiunto dall’International Earth Rotation and Reference Systems Service (Iers) di Parigi quando si prevede che la differenza tra UT1 e Utc arrivi a 0,9 secondi entro 12 mesi. Il secondo viene aggiunto il 30 giugno o il 31 dicembre, facendo segnare agli orologi lo stravagante orario 23:59:60 prima dello scoccare della mezzanotte. Questo è accaduto ben 27 volte dal 1972 a oggi: l’ultima è stata a Capodanno 2017. Per quanto collaudata, questa pratica non è sempre indolore. Il salto temporale, impercettibile per noi umani, ha più volte creato problemi ai sistemi digitali, con programmi in crash e dati corrotti. Nel 2012, ad esempio, ha fatto scalpore il tilt di dozzine di sistemi. Google e altri giganti digitali sono corsi ai ripari con il meccanismo del leap smear, che permette di spalmare il secondo in più nell’arco delle 24 ore in modo che allo scoccare della mezzanotte gli orologi siano sincronizzati. L’accorgimento però non è bastato a spegnere l’animato dibattito in atto da anni nella comunità scientifica. Già nel 2003, durante un convegno a Torino, era stato proposto di slegare l’Utc dalla rotazione terrestre e di abolire il secondo intercalare, senza arrivare però a una risoluzione condivisa. Nel 2012, a Ginevra, i delegati della World Radiocommunication Assembly decisero di rinviare la decisione sul secondo intercalare al 2015, demandandola a una votazione che poi è nuovamente slittata al 2023. La natura, però, non aspetta. Ora che la rotazione terrestre sembra accelerare, rischia di aprirsi un nuovo capitolo del tutto inesplorato: quello del secondo intercalare negativo, una sorta di correzione della correzione (mai sperimentata prima) che dovrebbe togliere un secondo invece che aggiungerlo. Di fronte a questa prospettiva hanno alzato la voce gli esperti di Meta, l’azienda di Mark Zuckerberg che controlla Facebook, Instagram, WhatsApp e Messenger. “L’impatto del secondo intercalare negativo potrebbe avere un effetto devastante sui software basati su timer o strumenti di pianificazione”, hanno scritto Oleg Obleukhov e Ahmad Byagowi sul sito Engineering at Meta. “In ogni caso, ciascun secondo intercalare è tra le principali fonti di problemi per chi gestisce infrastrutture hardware”. Da qui la presa di posizione contro l’introduzione di nuovi secondi intercalari, “una pratica rischiosa che fa più male che bene. È ora di introdurre nuove tecnologie per rimpiazzarla”. Chi vincerà questa corsa contro il tempo?

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