Un elenco, eterogeneo e incalzante, di temi generali e vicende particolari ci chiama a riflettere e a una presa di posizione: fecondazione artificiale e gestazione per altri equa e solidale; matrimonio egualitario; first come first served nelle emergenze; fine vita e suicidio volontario medicalmente assistito; Charlie, Alfie e il superiore interesse del minore; l’orsa JJ4 e un garante per i diritti degli animali; spese militari e guerre identitarie e nazionalistiche; etica degli automi e guerra con agenti artificiali autonomi; eliminazione di mestieri usuranti mediante sistemi intelligenti e pregiudizi introdotti nell’addestramento di una rete neurale generativa.
Ci sono voluti secoli perché le rivoluzioni scientifiche di Copernico, Galileo e Darwin mettessero davvero in discussione il posto dell’uomo nella natura. Ma non sono bastate le rivoluzioni industriali. Solo con quella biomedica è iniziata da pochi decenni la vera rivoluzione morale.
Mentre stanno sfumando i confini tra vita e non-vita (i virus), tra mente e corpo (fMRI), tra esseri coscienti e automi (reti neurali che affrontano i captcha), è necessaria una saggezza nuova, una scienza nuova che tenga il ritmo delle innovazioni scientifico-medico-digitali. I loro successi e, spesso ancor più, i loro insuccessi, ci aprono abissi di casistiche e dilemmi insondati: sistemi di rianimazione e di sostegno vitale, stati neurovegetativi permanenti.
Questa scienza nuova c’è da mezzo secolo ed è la bioetica. Non offre sempre risposte su cui scaricare le responsabilità, ma ha già individuato principi solidi su cui appoggiarci da quando con l’avvento della secolarizzazione si è attuato il disincanto del mondo.
Il primo principio è che non ci sono divieti assoluti. Non ci sono assoluti morali che non ammettano eccezioni. Tutto può, anzi deve, essere messo a fuoco rimuovendo gli idola baconiani che offuscano i problemi. La bioetica è scienza interdisciplinare come ben evidenziato nella rivista Bioetica diretta da Maurizio Mori, presidente della consulta di bioetica onlus. È una scienza che ha fatto delle scoperte quali la distinzione tra vita biologica e vita biografica. La prima riguarda i processi metabolici, la seconda le sensazioni, le aspirazioni, le intenzioni e i ricordi. Ne è corollario la disponibilità della prima in tutto l’arco esistenziale e quindi l’autodeterminazione della persona.
La bioetica riconosce il pluralismo etico, difende i diritti e rivendica libertà. Ma non confondiamo la libertà con il liberismo che destruttura le agenzie pubbliche fornitrici di servizi universalistici, difendendo un concetto di famiglia libera di comperare e obbligata a compensare quei servizi.
Per la bioetica vale un po’ quello che scriveva Kundera per il romanzo: “L’immoralità del romanzo è la sua morale. Una morale che si contrappone alla inveterata pratica umana che consiste nel giudicare subito e di continuo tutto e tutti, nel giudicare prima di e senza aver capito.”
La bioetica ci guida laicamente a ridurre il dolore nel mondo piuttosto che a giustificarlo in vista di un riscatto ultraterreno.
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