Chissà quante volte ci è stato chiesto o ci siamo chiesti: è venuto prima l’uovo o la gallina? Secondo la paleozoologia la risposta è ovvia: l’uovo. Infatti i dinosauri, per dirne una, facevano le uova quando le galline, loro dirette discendenti, ancora non esistevano. Si tratta chiaramente di una facezia che non va al vero nocciolo della domanda, ma che ci fa riflettere su una delle grandi “invenzioni” dell’evoluzione, che ha permesso lo sviluppo e la diffusione di forme di vita molto sofisticate anche se, al nominare la parola “uovo”, ciascuno di noi penserà sicuramente all’uovo di gallina, sebbene ne esistano di forme differenti. Quella sferica sembrerebbe la forma ideale; eppure molte uova cui siamo abituati hanno forma, appunto, ovale: non sferica né ellissoidale ma tipicamente allungata con una “punta” più ristretta e una “base” più larga. Qui siamo già di fronte a una prima interessante osservazione: gli uccelli che depongono uova sferiche sono quelli che tipicamente fanno il nido in buchi di alberi o altri anfratti, come i gufi, le cui uova non corrono il pericolo di rotolare via. Invece gli uccelli che vivono sulle scogliere, o che comunque depongono le uova en plein air, tendono a fare uova di forma allungata e vagamente conica. Se facciamo rotolare un uovo lungo un piano inclinato (ma non troppo) che offra un po’ d’attrito come un terreno scosceso, l’uovo non descriverà una traiettoria rettilinea come farebbe una sfera ma un’elica incurvata fino a fermarsi posizionando la sua parte più “appuntita” verso l’alto. In questo modo, in molte circostanze l’uovo riuscirà a rimanere sul terreno nel quale è stato deposto senza, per esempio, cadere giù da una scogliera. Ovviamente anche altri fattori influiscono sulla forma dell’uovo, in particolare la modalità di volo di chi lo depone (o il fatto che non possa proprio volare). In ogni caso la forma ovale delle uova miete successi da centinaia di milioni di anni, ma è un successo che nasconde dei segreti. Per carpirne uno, proviamo a prendere un uovo in mano in modo da tenerne la base con il pollice e la punta con l’indice e premiamo con pollice e indice con l’intento di schiacciarlo. Si potrebbe pensare che l’uovo si rompa facilmente in un’esplosione di rosso tuorlo e colloso albume ma, se provate, scoprirete di non riuscire a farlo. Un uovo in quella posizione può sopportare, lungo il suo asse maggiore, una pressione anche ben maggiore di quella che possiamo esercitare con le nostre mani! La cosa è sorprendente, visto che, quando vogliamo farci una pasta alla carbonara, per la quale serve il tuorlo (e solo quello!) dell’uovo, non abbiamo che da urtare l’uovo lievemente sul bordo di una terrina per farlo rompere. Da dove viene questa incredibile resistenza di un uovo all’essere rotto se pressato lungo il suo asse maggiore? In fondo, il guscio dell’uovo è un sottile strato di carbonato di calcio! Il segreto non sta tanto nel materiale quanto nella forma, nella geometria della superficie dell’uovo stesso. Si tratta della stessa forma geometrica usata da architetti e ingegneri per rendere certi tetti in grado di sostenere un grande peso applicato continuativamente: per esempio una cupola o un ponte ad arco, come quelli spettacolari di Vulci (Viterbo) o di Borgo a Mozzano (Lucca) o i molti altri che adornano le nostre città e borghi. Il profilo ovoidale di questi ponti consente di scaricare il peso che debbono portare sull’intera arcata del ponte anche quando questo peso ne è applicato solo alla sommità: è il principio dell’arco. In altri termini, la forma ovale scarica la pressione esercitata sulla sua sommità e sulla sua base lungo tutta la superficie dell’uovo: poiché l’asse maggiore è la massima distanza fra due punti della superficie dell’uovo, applicando una forza solo in questi punti se ne otterrà la massima dispersione lungo la superficie dell’uovo stesso. Ricordiamo che la pressione è la forza divisa per l’area sulla quale è applicata; quindi, maggiore è l’area, maggiore risulta la forza che si può esercitare su un oggetto a parità di pressione che è in grado di sopportare. La teoria dell’elasticità e la scienza delle costruzioni offrono spiegazioni in formule di questi fatti e consentono di dimostrare perché lungo certe direzioni gli oggetti resistono meglio che lungo altre, come nella teoria delle travi.