Allo specchio

Sicuramente definirla un’ossessione è sbagliato e, magari, ingeneroso. Ma che il nuovo governo abbia un nervo scoperto nei confronti dell’istruzione comincia a essere un dubbio legittimo. Non pochi imbarazzi, e successivi scaricabarile, hanno suscitato i rilievi della Corte di Conti circa i ritardi sugli asili nido e sulle scuole dell’infanzia per il “mancato rispetto dell’obiettivo intermedio nazionale relativo alla selezione degli interventi da ammettere a finanziamento”.
Un rilievo che veniva dopo una serie di gaffes che hanno visto protagonisti il ministro Valditara (con la chiacchieratissima e contestata esaltazione del valore formativo dell’umiliazione per lo studente indisciplinato) e altri esponenti della sua parte politica. Fino ad arrivare all’attacco al bonus cultura e all’annuncio del presidente del Senato Ignazio La Russa della presentazione di un disegno di legge sull’istituzione della cosiddetta mini naja volontaria. Al di là del valore effettivo di una proposta del genere, ciò che non convince sono gli incentivi annunciati a favore di chi deciderà di trascorrere più di un mese in caserma. Nel disegno di legge si parla, ad esempio, di “punti per la maturità per tutti i tipi di scuola, una serie di incentivi per la laurea, come un esame in più o un vantaggio a livello di formazione e un punteggio aggiuntivo per tutti i concorsi pubblici”. In sostanza, i 40 giorni di mini naja vengono equiparati allo studio. Un accostamento di stampo decisamente anacronistico e, anche, pericoloso.
Non è difficile notare una contraddizione di fondo con quel concetto di “merito” inserito al fianco della denominazione del ministero dell’Istruzione, divenuto con il governo Meloni, appunto dell’Istruzione e del Merito. Che messaggio riceve chi ha scelto di impegnarsi nella ricerca, di trascorrere i suoi pomeriggi sui libri se poi nei punteggi di esami e concorsi si vede scavalcato da chi ha preferito infilarsi in una caserma, indossare una divisa, marciare e sparare?
Nemmeno a farlo apposta, nell’anno appena trascorso si sono celebrati i 50 anni dal riconoscimento dell’obiezione di coscienza al servizio militare e dall’avvio del servizio civile. Poche sono state le voci che si sono alzate a ricordare questa ricorrenza e a sostenere un servizio che, in tempi di invasioni e minacce latenti, costituisce il primo passo per la costruzione di una pace duratura.
Per tirarci su il morale e festeggiare nel migliore dei modi il nuovo anno, invece, vi invito a leggere l’intervista all’ex ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, un passaggio del quale diventerà la stella cometa (a proposito dei Magi…) della nostra rivista: la scuola è lo specchio attraverso il quale vedere in anticipo quale democrazia vogliamo per il nostro Paese.

Buona lettura e buon anno!

Vincenzo Mulè
Direttore responsabile

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