Tra fatti realmente accaduti e finzione narrativa, la tragica vicenda della madre di Keplero accusata di essere una strega diventa un monito straordinariamente attuale sulla facilità con cui la verità può essere distorta e la mentalità del branco prendere il sopravvento
Non succede troppo spesso che un romanzo storico riesca a raccontare con tanta concretezza un’epoca passata al punto da farne rivivere al lettore non solo i personaggi e gli ambienti ma anche gli odori e i profumi, i sapori e le percezioni tattili. Rivka Galchen – scrittrice canadese di nascita ma cresciuta negli USA, psichiatra di formazione e già segnalata qualche anno fa dal New Yorker tra le 20 migliori giovani scrittrici – ci precipita nel 1618, a Leonberg, un villaggio del ducato del Württemberg nella Germania luterana, dove la peste continua a mietere implacabilmente vittime e dove cominciano a baluginare i primi bagliori di uno dei conflitti più devastanti che insanguinarono l’Europa, la Guerra dei Trent’anni. Qui, in un inaspettato e crescente clima di sospetto e delazione, viene accusata di stregoneria l’anziana Katharina Kepler, proprio la madre di Johannes “Hans” Kepler, matematico imperiale e oggi celebrato autore delle leggi sui moti dei pianeti. La Galchen costruisce un convincente romanzo corale nel quale le voci di Katharina e del suo vicino di casa e tutore legale Simon si alternano con quelle dei figli di Katharina e di alcuni abitanti di Leonberg, chiamati a testimoniare durante il processo (e le cui testimonianze sono tratte dai documenti del tempo). Di pagina in pagina emerge un affresco vivissimo della vita della Germania protestante del XVII secolo, che molto deve a Ulinka Rublack, autrice del saggio L’astronomo e la strega. La battaglia di Keplero per salvare sua madre dal rogo, e a L’avventuroso Simplicissimus di Hans Jakob Christoffel von Grimmelshausen.
Scopriamo, in un mondo in cui la morte è una presenza quotidiana, quanto possa essere sottile la linea che separa le conoscenze delle virtù e degli effetti nocivi di piante e frutti e la capacità di preparare rimedi vegetali – pratiche in cui Katharina è espertissima – dalla stregoneria, come basti poco per passare da essere persona degna di rispetto a cui si affidano le proprie speranze di guarigione a strega da far marcire in carcere in attesa di processo e quindi bruciare sul rogo. Contemporaneamente alla tragica vicenda di Katharina, che improvvisamente si rende conto che le prime dicerie sul suo conto cui non aveva dato peso stanno diventando capi d’accusa e che i testimoni che deporranno contro di lei in merito ai suoi supposti malefici si stanno moltiplicando, seguiamo anche la vita di Johannes Kepler, il nostro Keplero, che, nonostante dedichi molti sforzi, insieme ai fratelli, a difendere la madre, allo stesso tempo deve seguire la propria carriera di astronomo, astrologo e matematico (quanto ci ricorda Girolamo Cardano e i suoi oroscopi!) a Praga e nelle diverse sedi universitarie tedesche, tra ruoli prestigiosi promessi, stipendi non pagati e problemi di pubblicazioni e censura.
Ma il racconto di questa caccia alle streghe avvenuta nel XVII secolo, dove si intrecciano fatti realmente accaduti e finzione narrativa, si rivela anche straordinariamente attuale e sembra quasi parlare dei nostri tempi, rivelandosi un monito doloroso quanto provocatorio alla facilità con cui, in un clima di ignoranza e sospetto, la verità può essere distorta e la mentalità del branco può prendere il sopravvento e trasformare persone qualunque, spesso spinte da piccoli rancori personali e meschino desiderio di vendetta, in belve feroci.
Rivka Galchen
Lo sanno tutti che tua madre è una strega
Traduzione di Andrea Berardini
Codice (2022)
pp. 317, € 19,00