Quando si parla di matematica e gioco d’azzardo, Taxi 1729 è il primo nome che viene in mente. Tutto è partito quasi per caso, nel 2009, quando questa società di comunicazione e formazione scientifica ha cominciato a raccontare in modo interattivo come funziona il gioco d’azzardo, arrivando a costruire un vero e proprio casinò. Da lì i talks, le conferenze e un libro; perché far capire il meccanismo sotteso è l’unico modo per rendere consapevoli i giocatori.
Taxi 1729, un nome apparentemente criptico ma che a un orecchio esperto (che coglie il riferimento al numero di Hardy-Ramanujan e al famoso aneddoto) fa capire che siete matematici di formazione.
Siamo una società di comunicazione e formazione scientifica nata a Torino dall’incontro – più di 10 anni fa – di un’umanista, un fisico e un matematico. Abbiamo cominciando raccontando i numeri, le storie che li circondano e le leggi che li governano mostrando ai ragazzi che la matematica è davvero divertente, una volta spogliata del formalismo che spesso ne offusca la bellezza. Dopo l’incontro con Vincenzo Crupi, nostro amico nonché direttore del Center for Logic, Language and Cognition, abbiamo capito che per approfondire i temi che ci interessavano avremmo dovuto metterci a studiare qualcosa di diverso: la psicologia. Per la precisione, quella materia a cavallo tra psicologia ed economia – nota come economia comportamentale – che studia come percepiamo i numeri e come si fondono con l’istinto per diventare giudizi e decisioni. Da questa prospettiva osserviamo il mondo che ci circonda e, come ci ha descritto un altro nostro amico, “pensiamo da scienziati, comunichiamo da creativi, ci divertiamo da matti”. O almeno ci proviamo!
Tra le vostre numerose iniziative, una delle più socialmente impegnate è la campagna contro il gioco d’azzardo. Tutto nasce nel lontano 2009. Come avete iniziato?
Tutto nasce dal caso, da una battuta di una nostra amica docente di matematica che ci ha punzecchiato: “Anziché star lì a criticare mettetevi alla prova e vediamo cosa salta fuori”. Abbiamo deciso così di raccontare come funziona il gioco d’azzardo. Dal punto di vista matematico nulla di nuovo sotto il sole: il calcolo della probabilità nasce nel ‘700 grazie al gioco d’azzardo. Abbiamo però pensato di farlo in modo interattivo, sognando in grande. Siamo partiti senza un centesimo e abbiamo proposto la nostra idea al Festival della Scienza di Genova; poi siamo riusciti a costruire un vero e proprio casinò con tanto di roulette, tavoli da blackjack e poker, slot machines e migliaia di fiches. Da lì è nata l’idea di fare dei talk sul gioco d’azzardo, in cui spieghiamo come funziona il gioco dal punto di vista di chi lo crea: non a caso il nome del progetto è Fate il nostro gioco. All’inizio tenevamo una o due conferenze all’anno, nel 2019 abbiamo superato quota 150. Abbiamo tenuto talk e corsi di formazione per studenti, operatori sanitari, vigili urbani, amministratori locali e nazionali, in vari Comuni, davanti al Consiglio regionale e persino alla Camera dei Deputati! Dalle palestre delle scuole al Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio a Firenze, da Pachino a Brunico, abbiamo girato tutte e 20 le nostre regioni. Abbiamo anche prodotto numerosi video (quello sui Gratta e Vinci ha avuto 2 milioni di visualizzazioni) e a inizio 2016 – grazie all’aiuto di un altro nostro amico, Gabriele Gambassini – è arrivato anche il libro: Fate il nostro gioco, ADD editore. Non esattamente un best seller, vero, ma a chi l’ha letto è piaciuto molto e di questo siamo felici.
Avete in progetto altre iniziative in questa direzione?
In questi ultimi 6 anni abbiamo affrontato molti temi: economia, sviluppo sostenibile, etica, assicurazione, sport, pensiero creativo con qualche incursione nelle scelte in ambito medico e giuridico. Non esistono ambiti in cui non si formino giudizi e si prendano decisioni, quindi continuiamo a studiare in continuazione e a creare nuovi format. Anche grazie a una piattaforma di comunicazione web che abbiamo creato in questi mesi e con la quale possiamo tenere eventi a distanza, con centinaia di persone e senza perdere in termini di interazione.
Purtroppo i problemi connessi con la dipendenza da gioco d’azzardo riguardano tutte le fasce di età, ragazzi in età scolare compresi. Come fate campagne di sensibilizzazione nelle scuole?
Lo facciamo nell’unico modo in cui sappiamo farlo: interagendo con i ragazzi, ponendo l’accento sulla consapevolezza, sullo studio del regolamento e della matematica che ci sta dietro. Facendo leva non sul terrorismo psicologico ma sul desiderio dei ragazzi di non farsi prendere in giro. Lo facciamo in modo rigoroso dal punto di vista scientifico ma allo stesso tempo leggero: vogliamo che i ragazzi tornino a casa sorridendo, pieni di dubbi anziché di certezze. Perché solo suscitando la curiosità si impara davvero e perché, come diceva Richard Feynman, la domanda che dovremmo fare a un ragazzo è “che cosa hai chiesto a scuola oggi?”