Libri – Amelia Lentini (a cura di), “Il mio lavoro è una FAVOLA”

Sconfiggere definitivamente i pregiudizi che vedono le discipline Stem non adatte alle ragazze si può, anche con una raccolta di favole che mostra che il talento non è influenzato dal genere

Recentemente ho avuto l’opportunità di ascoltare due ricercatrici descrivere il loro lavoro a un pubblico costituito da giornalisti scientifici e da normali cittadini. Si trattava di Sandra Savaglio, astrofisica, e di Alessandra Sciutti, bioingegnera e, oltre alle loro interessanti ricerche, mi ha particolarmente colpito l’autentico entusiasmo con cui raccontavano i progetti che le vedevano impegnate. Perché se sempre il lavoro dà autonomia e dignità a chi lo svolge, un lavoro che si è potuto scegliere per passione e non per convenienza diventa una fonte impagabile di gioia e soddisfazione. E questo è particolarmente vero per quelle donne che sono riuscite a portare avanti con determinazione scelte meno allineate al modo di pensare comune che, chissà perché, ritiene che le discipline Stem (acronimo inglese per scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) siano poco adatte a un’eventuale madre di famiglia.

Cambiare questa mentalità tuttora ben radicata in buona parte della nostra società richiede un impegno su molti fronti: dalla scuola alla famiglia, dai tanti siti web rivolti ai bambini e ragazzi alla programmazione televisiva, dove non mi risulta che la protagonista di qualche sceneggiato sia un’ingegnera, una chimica o una matematica. Eppure qualche esempio di successo raccontato in maniera accattivante potrebbe fare molto per indirizzare fin dai primi anni di scuola le bambine verso le materie scientifiche per cui potrebbero essere portate. Ci hanno pensato le socie della sezione milanese di Aidia (Associazione italiana donne ingegneri e architetti, al maschile perché così si usava nel 1957 quando fu fondata) che hanno raccolto in questo volume 15 storie di fantasia al femminile scritte da altrettante professioniste che, nonostante il successo nei rispettivi campi lavorativi, non hanno perso la capacità di usare il linguaggio della favola per parlare a quelle bambine che cominciano a chiedersi che cosa fare da grandi.

Come in ogni favola che si rispetti. anche in queste, dove fantasia e autobiografia si mescolano con leggerezza, la protagonista deve superare varie difficoltà per giungere al lieto fine che in questo caso consiste nella realizzazione delle proprie aspirazioni. Ma come ci arriva?  Non grazie a una fata o ancor meno a un principe azzurro, ma con la tenacia, lo spirito d’iniziativa e – perché no? – la scelta dei giusti collaboratori, come nel caso della piccola Meti cresciuta sola su un’isola in mezzo a un fiume che, osservando i castori, progetta un ponte che la libererà dall’isolamento oppure della principessa Giò che, anziché esercitarsi nella danza e nella poesia, preferisce studiare la chimica, fugge dal palazzo e incontra un coyote che nascosto nel bosco produce farmaci (e grazie a lui diventa ingegnera di processo e fa una bella carriera). E, a dimostrazione che il lavoro non è tutto, fa un felice matrimonio e mette al mondo due gemelli.

Lasciamo al lettore il piacere di scoprire le altre storie perché, come scrive Amelia Lentini nell’introduzione, “ogni favola di questa raccolta è un ideale passaggio di testimone tra generazioni diverse: ciascuna delle autrici racconta la propria storia sospesa tra realtà e fantasia, tra passato e presente e con un sorriso sulle labbra la offre a chi vorrà leggerla. Se anche solo una bambina si lascerà trasportare dal racconto e lo farà diventare realtà, avremo raggiunto il nostro scopo e le avremo fatto un grande regalo.” E, aggiungo da parte mia, il regalo sarà anche per la società tutta che avrà a disposizione un prezioso talento in più per costruire il suo futuro.

 

Amelia Lentini (a cura di)

Il mio lavoro è una FAVOLA. 15 fantastiche storie al femminile nel mondo della scienza e della tecnica

Dedalo (2021)

pp. 146, € 16,00

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