Stile libero – Il concorso perso

Luglio 2020: Paolo si è appena laureato a pieni voti. È capo scout, gli è sempre piaciuta l’idea di fare l’insegnante. La sua disciplina lo appassiona e gli piacerebbe trasmettere ad altri questa sua curiosità e questo amore per la sua materia. A maggio è uscito il bando di concorso per la scuola, dopo anni di attesa; che fortuna essersi laureato appena in tempo! Fa in fretta gli esami per i crediti pedagogici che gli mancano e presenta la domanda entro fine luglio, in linea con la scadenza del bando. E intanto si mette sotto a studiare. Il concorso partirà a settembre o poco dopo, dicono. Ma a ottobre non parte. E neanche a novembre e neppure a dicembre. Arriva l’estate del 2021 e il Ministero non ne parla. Intanto, però, ha assunto 60.000 supplenti. Ma Paolo non ha aspettato le chiamate per le supplenze perché intanto, con il suo voto di laurea e le sue capacità, gli sono arrivate offerte di lavoro interessanti. Farà altro e lo farà bene. Certo, ogni tanto pensa a come sarebbe stato importante e bello aiutare a crescere queste generazioni. Ma è andata così.
Marco si è laureato, non molto bene. Spera di non finire a fare l’insegnante: i paria fra i laureati, mal pagati
e socialmente poco stimati. Dopo i primi tentativi, comincia a capire che trovare un lavoro, e soprattutto tenerselo, non sarà facile. Accetta una supplenza: in fondo, negli ultimi tre tentativi che ha fatto, lo stipendio era peggiore. E poi che stress passare attraverso colloqui, selezioni, prove: per insegnare, nessuno gli ha chiesto nulla. Una supplenza tira l’altra. E poi passa il concorso riservato o il doppio canale ed è di ruolo. Non che sia contento, ha anche scoperto che insegnare è difficile, stare in classe non è proprio nelle sue corde, ma intanto è dentro e nessuno gli toglierà il posto a vita.
Il ministro Bianchi ha promesso concorsi ogni anno. Ma intanto il concorso ordinario bandito un anno e mezzo fa si è perso nella nebbia. Quanti giovani laureati come Paolo la scuola italiana ha perso? Quanti giovani laureati hanno perso una gara che per loro neanche è partita perché ai blocchi di partenza stavano sempre e solo quelli che erano già entrati in pista senza essere dovuti passare da selezione e formazione?
Intanto in Francia ogni anno, regolare come il Natale, esce il concorso per insegnare nella scuola. Chi si laurea sa esattamente come fare, se vuole fare il docente, e in che tempi. Non sei pronto? Aspetti un anno. Ti senti preparato? Fai la tua prova. È un treno che comunque ripassa ogni anno.
Da noi, ogni ministro cambia le procedure e il senso stesso del reclutamento per la scuola e quasi sempre lo fa contravvenendo al dettato costituzionale che prescrive che “agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso”. Capita di perdere un concorso: sono fatti per essere vinti, ma anche persi. Ma qui è proprio il concorso che si è perso.

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