Alcune piattaforme iniziano a proporre servizi che in base a pochi ingredienti di partenza sfornano messaggi pronti per essere spediti. Promettendo un gigantesco risparmio di tempo
C’è chi non riesce a finire la giornata senza aver risposto a tutte. Almeno, a tutte quelle degne di una replica. Questione di controllo e disciplina. Altri, invece, accumulano imperterriti una sterminata coda segnalata dalle diaboliche notifiche in rosso, salvo affidarsi a periodiche purghe e faticosi repulisti digitali. Fra tutti quelli che abbiamo a nostra disposizione, le e-mail rimangono il canale più usato, in particolare in ambito professionale.
Qualche numero può forse aiutarci a chiarire il loro ruolo nella nostra dieta mediatica quotidiana: secondo Campaign Monitor, lo scorso anno ne sono state inviate e ricevute 293,6 miliardi al giorno per circa 4 miliardi di utenti complessivi (è significativo notare, in termini di divario digitale, che 3 miliardi di persone non dispongono neanche di un account). Gli indirizzi attivi sono 5,6 miliardi, con Gmail a fare la parte del leone (1,5 miliardi sono suoi). Un lavoratore medio, dalla vita non troppo caotica ma comunque ricca di scambi, ne riceve circa 121 ogni 24 ore e ne spedisce una quarantina. Il tempo speso è dunque enorme, incalcolabile sotto il profilo della produttività. L’intelligenza artificiale, che proprio Google ha già diffuso nel suo servizio per aiutarci a velocizzarne gestione e composizione, potrebbe in prospettiva ribaltare il frustrante rapporto con le missive elettroniche. Alcune piattaforme statunitensi hanno infatti iniziato a proporre dei servizi di mailing potenziati dagli algoritmi di intelligenza artificiale forniti da GPT-3. Si tratta del sistema di produzione testuale svelato lo scorso giugno da OpenAI, l’istituto di ricerca americano fondato fra gli altri da Elon Musk, Sam Altman di Y Combinator e Peter Thiel di PayPal. Riesce a produrre linguaggio in quanto è stato addestrato da milioni di pagine web, dalle quali ha acquisito schemi linguistici e vocabolario, oltre che collegamenti logico-semantici. Come funzionano queste piattaforme? Semplice: l’utente fornisce pochissimi ingredienti al momento di scrivere la mail e, premendo un comando, per esempio “scrivi” o “componi”, ottiene che il client sforni in un paio di secondi un testo perfettamente leggibile, formale e pronto per essere spedito al destinatario. Se su una singola e-mail il risparmio di tempo sembra limitato, basta rileggersi i numeri elencati prima per capire come cambierebbero le nostre giornate lavorative. Per fare un esempio un meccanismo di questo tipo potrebbe limitarsi ad acquisire pochi dati inseriti in risposta a una mail ricevuta da Simona come “16:30”, “lunedì”, “Giorgio” e sfornare una replica del tipo: “Cara Simona, spero di trovarti bene. Ci aggiorniamo lunedì prossimo alle 16:30 insieme a Giorgio. Cari saluti e buona giornata”. Non male, vero?
A scommetterci è per esempio Compose.ai, una piattaforma di posta elettronica intelligente fondata da Michael Schiffett. “Miliardi di persone scrivono e-mail – ha detto Shuffett – e questo è uno spazio che non ha conosciuto innovazioni per anni”. In effetti, le e-mail esistono dal 1971: a inventarle fu il programmatore statunitense Raymond S. Tomlinson, scomparso nel 2016. Impegnato in quel periodo nello sviluppo di Arpanet, la rete genitrice di internet, sfornò un sistema per mettere in comunicazione alcune delle università collegate attraverso quella rete. Il primo messaggio spedito fu qualcosa di simile a “QWERTYUIOP” e Tomlinson scelse la chiocciolina @ come separatore fra nome dell’utente e indirizzo di destinazione. Ora l’intelligenza artificiale apre appunto una nuova era: quella collaborativa. I messaggi non sono automatici ma compilati in base agli scarni appunti dell’utente. Le potenzialità di GPT-3 potrebbero tornare utili anche nel mondo della pubblicità e del copywriting. Snazzy, un’altra startup fondata da Chris Frantz, prova proprio a semplificare il lavoro di chi deve impostare nuove campagne, riducendo al minimo la prima, faticosa fase di brainstorming. Come accade con le e-mail, Snazzy, se gli si fornisce una serie di parole chiave di partenza, restituisce una lunga quantità di formule, payoff, slogan e altri testi pronti da scremare. Una volta selezionati con attenzione, secondo le valutazioni svolte da Vwo, sembrano piuttosto efficaci in termini di marketing, vale a dire nella raccolta di clic e dunque nell’attirare l’utente durante la navigazione. La prossima e-mail, insomma, scrivetela con intelligenza. Artificiale.