Un tempo esistevano i genî universali, la cui genialità si esprimeva in diversi campi. Lo scibile umano era molto meno esteso e profondo rispetto a oggi. Nel Seicento, non a caso il secolo dei genî, uno stesso studioso poteva abbracciare tutta la matematica, la fisica e la filosofia note all’epoca. Oggi, questo è praticamente impossibile. Fra questi genî universali, un posto speciale e di rilievo spetta a Blaise Pascal, del quale quest’anno ricorrono i quattrocento anni dalla nascita. L’ampiezza del suo pensiero è testimoniata dal fatto che è l’unico studioso al quale siano stati dedicati un celebre linguaggio di programmazione, una unità di misura (per la pressione) e anche una lettera apostolica di un papa, la recente Sublimitas et miseria homini (2023) di Papa Francesco, il quale ne aveva persino ventilato la beatificazione. Il padre di Pascal, Etienne, era un giurista dedito alla scienza, come molti della sua generazione, e corrispondente di padre Marin Mersenne, punto focale della scienza europea della prima metà del Seicento. Non di origini nobili come Cartesio, ma della ricca borghesia vicina alla nobiltà e alla corona, Blaise ricevette la sua educazione dal padre. La famiglia si trasferì a Parigi nel 1631 e lì Etienne poté dare sfogo alla sua passione per la scienza facendo parte del circolo di Mersenne e incontrando molti scienziati con i quali aveva avuto solo rapporti epistolari, come Roberval, Desargues, Gassendi e Cartesio. A questi incontri partecipava anche il piccolo Blaise, che a 11 anni compose un trattato sulla teoria dei corpi vibranti. Temendo che la passione si potesse trasformare in mania, Etienne vietò a Blaise gli studi scientifici fino all’età di 15 anni in modo che il giovane ma malaticcio ragazzo si dedicasse allo studio delle lingue greca e latina. L’influenza della figura paterna accomuna Pascal con altri genî, come Mozart e Leopardi. A 16 anni, quando poté tornare alla sua passione per la geometria, Pascal compose un elegante trattato, il Saggio sulle coniche, che contiene il celebre teorema dell’esagono mistico, che formuliamo in un caso semplice: “Un qualsiasi esagono (anche non regolare) inscritto in un cerchio è tale che i punti di intersezione dei suoi lati opposti eventualmente prolungati giacciono sempre su una retta”. Questo teorema si può formulare nel più generale contesto della geometria proiettiva e costituisce una proprietà ricorrente nella geometria dei secoli seguenti. Il trattato di Pascal sconcertò e meravigliò la comunità scientifica, tanto che Cartesio credeva che non l’avesse scritto Blaise ma Etienne. Pascal progettò e costruì anche, a 19 anni, una calcolatrice meccanica, un oggetto avveniristico per l’epoca, per aiutare il padre nel suo lavoro contabile. Ne avviò la produzione facendosi concedere la licenza di venderla dal Re Sole. Nel 1651, dopo la morte del padre, le ricche sostanze ereditate consentirono a Pascal di condurre una agiata vita mondana che affiancò all’attività scientifica frequentando salotti e partecipando attivamente alla vita sociale. Aveva intrapreso una serie di ricerche sperimentali e teoriche sulla pressione atmosferica ripetendo gli esperimenti di Torricelli e ideandone di nuovi. Si convinse del fatto che la pressione atmosferica diminuisse con l’altezza e concepì quindi l’esistenza del vuoto. Lo studio fu oggetto di una violenta disputa con Cartesio. All’epoca, Pascal si interessava ancora di argomenti matematici come gli infinitesimi, l’aritmetica e la teoria della probabilità, che fondò nel suo scambio epistolare con un altro genio dell’epoca, Pierre de Fermat. La sua vita cambiò di colpo nel 1654 quando, colto da una crisi e da una visione mistica, abbandonò la vita mondana per dedicarsi esclusivamente alla religione e alla teologia, lasciando opere immortali come le Lettere provinciali contro i Gesuiti e i frammenti dell’Apologia del cristianesimo che oggi sono noti come Pensieri, la sua opera più celebre. Pascal procedeva non in modo sistematico, secondo il rigore del calcolo logico di Cartesio, ma in modo per così dire dialettico, dispiegando una modernità di metodo e vedute che avrebbero influenzato pensatori dei secoli seguenti, da Rousseau a Kierkegaard, da Heidegger agli esistenzialisti. Pascal è anche uno dei grandi autori della letteratura francese. Chi non ne amava il pensiero filosofico, Voltaire e Valery per dirne due, non poteva cessare di leggerlo e di amarlo per il suo valore letterario. Anche questo è un segno del suo genio.