Follie e assurdità: non sempre scienza e legge vanno d’accordo

Il Guinness dei primati riporta, praticamente ogni anno, un nuovo record di cifre decimali di pi greco (π) calcolate al computer, come “migliore approssimazione a tutt’oggi”. A volte, con grande divertimento dei lettori, cita anche la peggiore approssimazione della storia: quella di una legge dello Stato dell’Indiana negli Stati Uniti che, nel 1897, aveva dichiarato π uguale a 4. In realtà, le cose non erano andate proprio così. Edward Goodwin era un medico di campagna con l’hobby della matematica. Come molti altri dilettanti, pensava di essere in grado, con il suo intuito geniale, di risolvere problemi che i matematici non erano in grado di affrontare (come è successo ad esempio anche con le numerose “dimostrazioni” del teorema di Fermat). In particolare, Goodwin era convinto di aver risolto il problema della quadratura del cerchio. Ne era sicuro a tal punto che nel 1897 cercò di far approvare dallo Stato dell’Indiana una legge che riconoscesse la sua trovata. E c’era quasi riuscito. Solo che, prima della ratifica da parte del Senato dello Stato, il testo delirante capitò per caso fra le mani di un matematico vero, Clarence Waldo. Fu lui a far aprire gli occhi ai senatori sulla follia che era prossima a diventare legge e a scongiurare un’eventualità a dir poco grottesca. In effetti, Goodwin non indicava esplicitamente un valore preciso da attribuire per legge a π, ma il suo procedimento indirettamente ne implicava uno. Data la grande confusione che regnava nella sua esposizione, non è ancora oggi chiaro quale fosse questo valore. Alcuni hanno pensato appunto a 4, ma gli studiosi che si sono concentrati sulla questione (ebbene sì, c’è chi si occupa anche di queste cose!) propendono per 3,2, che è sicuramente un’approssimazione migliore. Ma il problema non era 3,2 o 3 o 3,14 o 4 o 4,2: il problema è che il metodo era ovviamente sbagliato. Per giunta, mentre le dimostrazioni dilettantesche del teorema di Fermat sono prove sbagliate di un enunciato che poi è stato effettivamente dimostrato vero, la quadratura del cerchio è impossibile, π non può essere espresso come frazione o come numero decimale con un numero finito di cifre. E soprattutto il problema era dato dal tentativo di imporre per legge una nozione che rientra invece nell’ambito della scienza. La storia però, parafrasando una famosa frase di Karl Marx, a volte si ripete prima come farsa e poi nuovamente come farsa. La seconda puntata è cominciata nel 2005, quando gli astronomi hanno iniziato a scoprire diversi pianeti del sistema solare oltre l’orbita di Nettuno, piuttosto piccoli e paragonabili per dimensioni a Plutone. Così il numero dei pianeti del Sistema solare saliva da 9 a 10, poi a 11 ecc. Qualcuno ha suggerito che l’unica soluzione logica fosse togliere lo status di pianeta a questi corpi celesti e quindi, per coerenza, anche a Plutone. Mentre le nuove scoperte avevano avuto un grande risalto anche sui mezzi di comunicazione di massa, la proposta di declassare Plutone rimase in ombra fino al 2006 quando l’Unione astronomica internazionale – dopo notevoli discussioni – espresse il suo giudizio definitivo e inappellabile: i pianeti veri e propri sono solo 8 (da Mercurio a Nettuno), mentre i piccoli corpi celesti oltre l’orbita di Nettuno (compreso dunque Plutone) si chiamano ora pianeti nani. Molti hanno fatto fatica ad accettare questa retrocessione di Plutone, più che altro per motivi affettivi o più semplicemente per abitudine. Fra i recalcitranti si distinse lo Stato dell’Illinois che nel 2009 ha deciso per legge di riconoscere Plutone come pianeta a tutti gli effetti e di dichiarare il 13 marzo il Pluto day in ricordo della sua scoperta avvenuta lo stesso giorno del 1930. In questa storia ci sono almeno due aspetti da sottolineare: il primo, squisitamente geografico, è che per pura coincidenza l’Illinois è uno Stato gemello dell’Indiana, con cui condivide il confine più lungo; il secondo è che Clyde Tombaugh, lo scopritore di Plutone, proveniva dall’Illinois. È lecito sospettare che non si tratti di una coincidenza, ma che questa circostanza abbia avuto un ruolo nella vicenda. Stavolta nessun scienziato è arrivato in tempo a fermare il ridicolo provvedimento. Del resto, gli Stati Uniti non erano nuovi a sconfinamenti legislativi in materia di scienza. Aveva fatto scuola, prima ancora della bizzarra velleità di Goodwin, il celebre caso del pomodoro. Nel 1883 il presidente Chester Arthur aveva stabilito una tassa su tutte le verdure importate negli Stati Uniti. Un tale Edward Hedden, doganiere del porto di New York, aveva imposto il pagamento anche sui pomodori. L’azienda John Nix & Co., gigante del settore, gli intentò una causa per riavere indietro i soldi sottratti ingiustamente: notoriamente – come qualunque botanico può confermare – il pomodoro è un frutto e non una verdura. In tribunale, la società chiamò come testimoni gli esperti che confermarono la versione corretta. La controparte però li colse di sorpresa: affermò che nessuno metteva in dubbio il punto di vista della scienza, ma che, ai fini della legge, non era quello che contava. Fece osservare che il legislatore, nel redigere il testo, non aveva pensato alle classificazioni botaniche ma agli usi concreti. Ed è evidente a tutti come il pomodoro sia consumato a tavola alla stregua di una verdura, cioè come contorno o ingrediente di insalate, e non come frutta alla fine del pasto. Nel 1893, la Corte Suprema si pronunciò accogliendo questa versione e rigettando le richieste della John Nix & Co. Non solo la sentenza è rimasta famosa (e controversa), ma ha avuto anche curiosi conseguenze. Una delle più singolari ha riguardato lo Stato del New Jersey (che non ha particolari legami né con l’Indiana né con l’Illinois). Il punto di partenza è che ogni Stato degli Stati Uniti è caratterizzato da numerosi simboli: oltre a una bandiera, un nickname, uno stemma e un motto, ogni Stato ha altri simboli ufficiali come un animale, un fiore, un colore, una pietra, una canzone ecc. Non tutte le categorie sono universali: alcuni Stati hanno un insetto ufficiale, altri uno sport, altri un anfibio, altri un tipo di imbarcazione o di velivolo, altri addirittura un dinosauro ufficiale (da qui la facile ironia di un episodio dei Simpson in cui il loro Stato ha anche un tipo di pasta ufficiale: nello specifico, le farfalle). Così, nel 2005 il New Jersey, che si vanta di produrre i migliori pomodori di tutta la nazione, ha adottato il pomodoro come propria verdura ufficiale, naturalmente facendo leva anche sulla famosa sentenza del 1893. Nel frattempo, la questione si era estesa al ketchup (che la maggioranza degli americani – orrore! – considera come una normale salsa di pomodoro). Nel 1981 il presidente Ronald Reagan, nel quadro di una serie di tagli all’istruzione pubblica, propose di cambiare gli standard nelle mense scolastiche classificando il ketchup nell’elenco delle verdure (sempre sulla base della sentenza del 1893). A fargli cambiare idea non è stato il parere di scienziati esperti ma la sacrosanta indignazione dell’opinione pubblica. La questione però si è riproposta nel 2011, quando il Dipartimento dell’agricoltura ha tentato di alzare la percentuale di salsa di pomodoro (non di ketchup, si spera!) contenuta in un alimento e necessaria per poter affermare che quell’alimento contiene l’equivalente di “una portata di verdura”. Il Congresso ha bocciato la proposta, stavolta senza sollevazioni popolari. I giornali hanno esagerato la portata della decisione, titolando La pizza è considerata una verdura, ma il risultato comunque è che oggi, ai fini nutrizionali, una pizza con due cucchiai di salsa di pomodoro (pari a circa 30 millilitri) contiene ufficialmente una portata di verdura. E pensare che ci sembrava assurdo porre π uguale a 4…

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