Breve storia dei musei scientifici

L’idea di museo scientifico ha una storia particolarmente lunga. Una sua prima realizzazione risale addirittura al 280 a.C. con la costruzione del Museion di Alessandria d’Egitto avviata da Tolomeo I e dedicata alle Muse, figlie di Zeus. Ma è comunque nell’Ottocento che nascono i grandi musei scientifici, ancora oggi istituzioni di fondamentale importanza. È uno sviluppo, quello del XIX secolo, che si fonda sulla suggestiva congiunzione tra la razionalità settecentesca, con la classificazione sistematica che Carl Linnaeus organizza per il mondo naturale e che si ritrova nell’idea di collezione, e il nuovo ottimismo produttivo e la grande fiducia che ne segue nei confronti della scienza e della tecnologia. Bisogna educare nuovi soggetti sociali a questa idea di modernità e i musei scientifici si inseriscono in quello che progressivamente diventa un progetto di educazione informale. Non sono più “gabinetti” dove si ritrovano a discutere i sapienti ma, attraverso le loro collezioni, diventano luoghi di educazione. Le esposizioni sono rivolte a coloro che non sanno, piuttosto che essere concepite per coloro che già sanno. Comincia a formarsi il pubblico dei musei, di quelli che adesso siamo abituati a chiamare musei di prima generazione, che sono anche una vetrina dove i nuovi Stati nazionali promuovono le loro realizzazioni. A Parigi nascono con la rivoluzione francese, ma si sviluppano nei decenni successivi, il Museum d’Histoire Naturelle (che eredita il Jardin Royal des Plantes Medicinales) e il Conservatoire Nationale des Arts et Métiers con il Musée che per molti decenni ospiterà il pendolo di Foucault. A Londra, il Science Museum viene fondato nel 1857. Il Deutsches Museum di Monaco di Baviera apre i suoi battenti nel 1903. In Italia bisogna aspettare il 1930 perché le collezioni mediceo-lorenesi vengano ospitate a Palazzo Castellani, a Firenze, in quello che sarà poi chiamato Museo Galileo. Gli sforzi dell’industriale Guido Ucelli portano nel 1953 all’apertura a Milano del Museo della Scienza e della Tecnologia che ospita la più grande collezione al mondo di modelli di macchine realizzati su disegni di Leonardo. Qualche anno dopo, Frank Oppenheimer (fisico e fratello del più noto Robert che durante la guerra aveva diretto il Progetto Manhattan per la costruzione della bomba atomica) è in Europa. Negli Stati Uniti aveva aderito al Partito comunista e per questo, nel clima di caccia alle streghe di impronta maccartista che aveva colpito gli Usa negli anni Cinquanta, aveva dovuto lasciare l’insegnamento universitario. Avendo cominciato a insegnare in un liceo, presto si era reso conto del livello di (im)preparazione scientifica dei ragazzi americani. Così, quando in Francia ebbe l’occasione di visitare alcuni musei scientifici, capì subito che una simile realizzazione negli Stati Uniti avrebbe potuto contribuire a migliorare sensibilmente l’attenzione e l’interesse degli studenti americani per le scienze. Nel 1969, su sua iniziativa, apre l’Exploratorium di San Francisco. Non è solo un altro museo scientifico che si va ad aggiungere a quelli già in attività. È un museo diverso, un science center, un museo di seconda generazione. L’idea-base è che la scienza possa essere divertente e accessibile a tutti. Si conserva l’obiettivo di un’educazione informale alla scienza ma in un contesto diverso. Non più attraverso esposizioni temporanee o permanenti, in spazi relativamente chiusi e con una narrazione ben articolata che si avvale di testi, didascalie e in misura crescente di audiovisivi e media elettronici. I science centers sono hands on: ospitano in spazi aperti un buon numero di strutture espositive interattive con cui sollecitano il visitatore a partecipare, a giocare e a scoprire in prima persona il principio scientifico che sta alla base del funzionamento di quel dispositivo che ha suscitato la sua meraviglia. Sulla scia dell’Exploratorium, nei decenni successivi la galassia dei science centers cresce sensibilmente. In Italia si può pensare al Muse di Trento e alla Città della Scienza a Napoli. Ma in alcuni di questi casi si può vedere un’ulteriore trasformazione tanto che si parla di musei scientifici di terza generazione. In La Scienza in mostra e con riferimento alla Cité des Sciences et de l’Industrie di Parigi, a La Villette, Matteo Merzagora e Paola Rodari scrivono: “Tanto la parola museo, tanto la parola science centre stanno stretti alla Cité all’interno della quale, oltre ad aree espositive permanenti, mostre temporanee, caffetterie e bookshop, si trovano un cinema Imax (la Géode), un simulatore (Cinaxe), una città dei bambini, un centro congressi, una grande mediateca, una biblioteca, uno spazio dedicato alla formazione permanente in informatica, un’area dedicata all’attualità scientifica, un centro di orientamento professionale, un centro di informazioni sui problemi sanitari, decine di installazioni e opere di artisti contemporanei, un programma di conferenze e workshop, numerosi dipartimenti di ricerca pedagogica”. Così, il nome Cité non è casuale: è la visione di una città, piuttosto che di un museo, dove convivono molte anime per legare scienza, divulgazione e territorio.

IN PRINCIPIO FU IL MUSEION

  • 280 a.C.: viene fondato il Museion di Alessandria d’Egitto come luogo dedicato alle discussioni, allo studio e alla ricerca.
  • 1605: muore Ulisse Aldovrandi che lascia il suo intero patrimonio scientifico (esemplari botanici e zoologici, manoscritti, disegni e xilografie) alla città e all’università di Bologna. La sua raccolta ha idealmente alle spalle le collezioni naturalistiche dell’Italia rinascimentale e il collezionismo di tesori principesco per mostrare meraviglie artificiali e poter studiare oggetti di origine naturale.
  • 1627: viene pubblicata postuma la Nova Atlantis di Francis Bacon con il racconto di un centro della scienza (la casa di Salomone) in cui sono raccolti macchinari e strumenti di misurazione per sperimentare, discutere e dimostrare tramite esposizioni ogni genere di fenomeni naturali; la scienza diventa un’attività sociale nella quale ciascuno può essere coinvolto secondo le sue abilità e i suoi interessi.
  • 1635: a Parigi, Luigi XIII fonda il Jardin Royal des Plantes Médicales, uno dei primi luoghi in cui la scienza è “messa in mostra”.
  • 1675: Leibniz parla in una lettera dell’utilità e del significato che verrebbero ad avere pubbliche rappresentazioni: l’iniziativa “aprirebbe gli occhi alla gente, esorterebbe alle invenzioni, diffonderebbe delle belle idee, renderebbe note infinite novità utili e ingegnose”.
  • 1735: viene pubblicato per la prima volta il Systema Naturae di Carl Linneaus, con cui l’autore organizza una classificazione sistematica del mondo naturale.

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