Stile libero – Patrioti

Insegnare con passione è patriottismo, ha detto il presidente Mattarella. Ma è un gesto di valore patriottico anche quello “di chi studia e si prepara alle responsabilità che avrà presto”. Che il termine patriota possa essere attribuito a chi ogni mattina varca il portone di una scuola con la cartella piena di libri e di pacchi di compiti corretti, per provare a convincere una ventina di scrollatori di social a diventare bravi cittadini italiani, e magari anche a saper leggere, scrivere e far di conto, mi sembra una brillante idea. Di solito, il termine se lo assegnano personaggi che con la scuola hanno litigato da piccoli e che, come servizio alla patria, esibiscono l’odio per chi varca i nostri confini senza avere un congruo numero di prenotazioni su booking. E che, oltre alle aggressioni alla grammatica italiana, verso la quale le ostilità sono sempre accese, hanno costantemente bisogno di nemici per definire la propria appartenenza.
Se la massima produzione che conosci del genio letterario italico è la rima baciata fra “ma dove vai” e “non lasciarmi mai” della canzone di Sanremo e se dei grandi che hanno dato lustro al tuo Paese conosci a malapena Al Bano, diventa difficile amare la patria per quello che davvero rappresenta.
Il Paese dove fioriscono i limoni, come diceva Goethe, e dove i treni si bloccano quotidianamente, come diremmo noi, ha alle spalle tradizioni sontuose. Ma se la sua memoria storica non è alimentata da studio e consapevolezza, si finisce per vantarsi solo della propria insipienza. E, mentre si ingaggiano battaglie contro i gommoni di qualche decina di profughi, ci si fa colonizzare da gigantesche imprese tecnologiche straniere, pagandole pure profumatamente per farsi i fatti nostri.
Cari professori, bisogna difendere i sacri confini: i confini fra imparare con la propria testa e ripetere frasi fatte. Fra ragionare sulle evidenze e ingollare fake news. Fra produrre e creare con intelligenza l’innovazione e limitarsi a stare nella periferia globale dei consumatori ignoranti. La patria, nella persona di una ventina di alunni, con i grembiulini blu o rivestita di felpe, fra banchi rosicchiati o in “fighissimi” ambienti di apprendimento, al suono ardito della campanella, vi aspetta.

 

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