Vi è un diritto fondamentale alla base della democrazia, e anche del metodo scientifico, spesso dato per scontato: il diritto al dissenso. È il diritto alla resistenza, implicito nella nostra Costituzione, che sempre più spesso viene però compresso, come nel Ddl sicurezza che criminalizza la resistenza passiva e non violenta nelle carceri e nelle manifestazioni pubbliche. Una legge anti-Gandhi, insomma.
Ecco la battaglia che sto combattendo per difendere tale diritto. Nel 2022 in Ucraina, alla chiusura di Azovstal’, la multinazionale Metinvest che la controllava propose assieme a un leader mondiale negli impianti siderurgici chiavi-in-mano, l’italiana Danieli, di realizzare una mega acciaieria sulla laguna di Marano nell’alto Adriatico. Veniva descritta addirittura come green, con i più moderni sistemi per l’utilizzo del Dri ed emissioni di CO2 minimi rispetto alle acciaierie tradizionali. Dati precisi non furono forniti però, né tantomeno vi fu un confronto pubblico sulla realizzazione di questo complesso industriale alle spalle dei centri turistici di Grado e Lignano in Friuli-Venezia Giulia. Cittadini preoccupati lanciarono allora una petizione alla Regione contro tale insediamento che avrebbe richiesto anche scavi in laguna. Il numero di adesioni fu imponente: 25.000 firme. Il governo regionale che, con leggerezza, aveva promesso addirittura contributi al progetto, fece dietro-front e lo bocciò.
Vicenda chiusa? No, perché Danieli ha chiesto alla Regione l’elenco dei firmatari della petizione per proporre contro di loro una “querela per diffamazione, ovvero azione civile per il risarcimento del danno di lesione della propria immagine e reputazione commerciale”. Fu contestato l’aver parlato di “danno ambientale”, ma la storia insegna che la “stirpe del lavoro” provocò danni ambientali in zona fin dalla fondazione fascista di Torviscosa!
L’ansia dei 25.000 firmatari si trasformò in terrore quando il Tar nel settembre 2024 accolse la richiesta del colosso siderurgico e la Regione, intimidita, non fece ricorso al Consiglio di Stato abbandonandoli al loro destino.
Se davvero venisse eseguita tale sentenza, il diritto al dissenso sarebbe pesantemente compromesso. Chi avrebbe più il coraggio di firmare una petizione se potrà essere minacciato di rispondere in tribunale della propria opinione di politica ambientale? Sin dalla prima azione della Danieli, insieme con due attivisti ambientali, mi sono autodenunciato come firmatario, ad adiuvandum nella causa presso il Tar e, a fronte dell’ignavia della Regione, siamo ricorsi noi (!) presso il Consiglio di Stato. La nostra richiesta di sospensiva è stata accolta. I cittadini sono tutelati almeno fino al 3/4/2025. Sapremo allora se riusciremo a fare giurisprudenza in difesa “del diritto a esprimere il proprio dissenso attraverso petizioni senza minacce e rischi penali” oppure se dovremo pagare anche le spese legali del leader mondiale nella produzione di acciaierie.
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