“L’Institute Henri Poincaré (Ihp)si sta espandendo”. L’informazione ci ha incuriosito visto che è uno degli enti di ricerca più prestigiosi del mondo. Per soddisfare la nostra curiosità ci siamo rivolti alla direttrice dell’Istituto, la matematica Sylvie Benzoni, che ha svelato il mistero: la creazione della Maison Poincaré, un museo permanente dedicato alla matematica.
Perché questo nuovo progetto?
Cedric Villani, che mi ha preceduto nella direzione dell’istituto, nel 2014 aveva annunciato il progetto di creazione di una mostra permanente dedicata alla matematica. Si era anche adoperato con successo nel raccogliere i fondi, ma poi ha lasciato il posto per dedicarsi alla politica. Ho quindi ereditato questo ambizioso progetto che prevede la ristrutturazione e annessione all’Ihp degli ex laboratori di chimica-fisica “Jean Perrin”, che si trovano di fronte all’attuale sede. Il nuovo edificio, che è circa la metà di quello attuale, aumenterà la superficie destinata ai nostri ricercatori che oggi sono una trentina. Già adesso arrivano da molte università, ma in questo modo potranno anche aumentare. Inoltre, negli spazi a piano terra, verrà ospitato il museo annunciato da Villani quasi dieci anni fa: la Maison Poincaré.
Quale caratteristica avrà?
Abbiamo pensato a una esposizione permanente aperta alla città che potrà così scoprire le vite e le avventure dei matematici e toccare con mano alcuni risultati della matematica, grazie ai laboratori e ad alcune installazioni interattive. L’inaugurazione è prevista per il prossimo ottobre e il biglietto di ingresso costerà 10 euro. Ci aspettiamo sin da subito l’arrivo di numerose scuole per inaugurare i nostri laboratori. Si tratta di un grande evento perché la Maison Poincaré sarà il primo museo di Francia dedicato alla matematica. Ad oggi infatti si contano solo dei piccoli spazi espositivi, spesso abitazioni-museo che raccontano la vita di un solo scienziato, mentre qui vogliamo parlare della matematica dalle origini fino alle più recenti applicazioni.
Nel 2018 lei è divenuta la prima donna a dirigere l’Ihp. Come sta andando?
È più dura di quanto pensassi. Soprattutto in termini di gestione delle risorse umane e del progetto di espansione dell’Institut che assorbe molte forze ma che è anche il motivo per cui ho deciso, cinque anni fa, di assumere la direzione. È vero: sono la prima donna a ricoprire questo incarico ma non credo debba essere considerata una notizia, nonostante anche qui in Francia sia stata la cosa più sottolineata dai giornali. Comunque, per rafforzare la presenza femminile anche nei nostri progetti di ricerca, abbiamo deciso che ogni nuovo progetto debba prevedere l’impiego di almeno il 30% di donne.
Già nel 2016 era direttrice dell’Istituto Camille Jordan di Lione. Adesso cinque anni al Poincaré: è meglio il lavoro di matematico o quello di manager?
Ho deciso che al termine del mio mandato all’istituto Poincaré terminerò la mia esperienza manageriale per tornare a occuparmi di ricerca. Quello di gestione è un lavoro difficile. Le soddisfazioni ci sono ma sono sempre frutto di dure battaglie nelle quali come responsabile… hai sempre torto! Però alcuni aspetti di questa esperienza li porterò con me. In particolare l’idea di lavorare ed essere al servizio degli altri, caratteristica che spesso la ricerca tende a sottovalutare.
Qual è la sua area di ricerca?
Mi sono specializzata in analisi numerica e i miei studi riguardano l’applicazione delle equazioni alle derivate parziali a modelli di fisica dei fluidi e delle onde.
Ancor prima, come è nato il suo interesse per la matematica? E quando ha deciso che sarebbe diventata il suo mestiere?
La matematica è entrata nei miei pensieri durante la scuola media, e la mia ambizione era diventare un’insegnante di matematica. Poi ho studiato all’École normale supérieure di Saint- Cloud e completato il dottorato all’università di Lione. Fino ad allora la matematica continuava a essere una passione, un’avventura in cui si trascorre più tempo non a studiare ma a capire come funzionano le cose. Poi, proprio a Lione, il direttore del corso di dottorato mi disse che ero ormai una matematica: è lì che ho capito che quello sarebbe stato il mio lavoro.
Émile Borel, il fondatore dell’Ihp, ha affermato che “schiacciare il libero pensiero con il sistema di controllo svolto dalle università o dalle accademie rischia di tarpare le ali all’originalità e a tutti i pensieri veramente nuovi”. Crede che le speranze di libertà espresse da Borel si siano realizzate?
Direi proprio di no. Il lavoro del ricercatore è di libertà creativa, ma gli enti istituzionali dove opera lo costringono a regole stringenti, report da produrre, progetti da presentare, obblighi di pubblicazione e verifica dei fattori di impatto delle ricerche che limitano molto la libertà auspicata da Borel.
Leggendo la lista degli ex direttori dell’Ihp, si nota, proprio a partire da Borel, una stretta relazione con la politica. Due precedenti direttori, Broué e Villani, hanno intrapreso la carriera politica dopo l’esperienza al Poincaré. La sua prossima esperienza sarà forse la politica?
Nel mio ruolo mi ritrovo ad avere necessariamente rapporti con il mondo politico ed è davvero difficile. La classe dirigente francese è molto povera dal punto di vista della cultura matematica e quindi è una continua battaglia. In ogni caso, la mia prossima esperienza sarà un ritorno alla ricerca. Non ho la tentazione di entrare in politica.
Oltre all’attività istituzionale, da qualche anno è molto attiva nel campo della divulgazione scientifica. Come è iniziata questa passione?
All’inizio della carriera ero molto occupata con la ricerca e non riuscivo a pensare ad altro che a quella, ma il sogno di essere un’insegnante non si era assopito e l’esigenza di comunicare in forma diversa e a un pubblico diverso era rimasta. Nel 2013, in occasione del “Math Planet Earth Year”, mi è stata chiesta una conferenza per un pubblico generico sulle onde marine. Da lì è iniziato un percorso che mi ha portato a divulgare la matematica in conferenze pubbliche, radio e giornali. E la creazione della Maison Poincaré è stato un ulteriore tassello di questa grande passione che continuo a coltivare.
Che cosa pensa dell’applicazione dell’Intelligenza artificiale nella vita di tutti i giorni? Vede anche lei il rischio di un’apocalisse annunciata?
Anche in Francia il dibattito è aperto e anche qui gli interventi dei non esperti non aiutano certamente a fare chiarezza. Non ultimo, ne ha parlato il presidente Macron confondendo intelligenza artificiale e algoritmi. Mi è capitato di usare ChatGPT, per curiosità e per verificare alcune formule su un file di lavoro excel, ma la verità è che non possiamo fare predizioni. La rivoluzione dell’Ia è in atto e non ci resta che continuare a studiarla e far capire cosa sia. Altra piccola anticipazione: alla Maison Poincaré ci sarà uno spazio dedicato all’Intelligenza artificiale e proveremo a spiegare ai nostri ospiti, in maniera elementare, che cos’è.