È di plastica la scena del crimine

Si riuniscono lungo la costa per attività in spiaggia o in mare, per la raccolta delle plastiche di piccole dimensioni muniti di pinzette oppure entrano in mare con pedalò, surf, barchini a vela o motoscafi con motori di piccole dimensioni per il campionamento delle microplastiche. Sono gli scienziati cittadini che studiano l’inquinamento delle plastiche nei mari. Plastic Crime Scene Investigation Pcsi è un progetto di ricerca per il monitoraggio della quantità e della qualità delle microplastiche nelle acque del mare e sulle spiagge lungo il litorale romano, con l’approccio della citizen science, una metodologia di ricerca scientifica in cui la cittadinanza, normalmente fuori da contesti universitari e di ricerca, collabora con scienziati e ricercatori professionisti per raccogliere, campionare, categorizzare, trascrivere e analizzare dati scientifici. Il campionamento viene eseguito con una rete trainata da una barca a motore. La rete raccoglie le microplastiche in superficie lungo transetti paralleli alla linea di costa. È un attrezzo grande, pesante e risulta di difficile utilizzo senza un’imbarcazione d’appoggio. Per questo è stato creato ex novo uno strumento che garantisca, da una parte, la possibilità di essere usato dai cittadini e, dall’altra, rispetti i protocolli dell’Accordo quadro della strategia marina (MSfd). Da una prima idea di un surf per ragazzi con una rete attaccata nella parte inferiore, attraverso successivi miglioramenti, è nata Kythara, grazie al contributo tecnico finale del Cantiere CA.NA.FI. di Fiumicino. Kythara permette a cittadini di tutte le età di campionare microplastiche sulla superficie in diversi modi: spinta a nuoto oppure trainata con una cima in canoa, in pedalò, in surf e in barca a vela; è di facile trasporto (è dotata di spallacci da zaino) e leggera. Ha una retina di 330 micron come chiede il protocollo europeo e un collettore per le microplastiche alla coda della rete. Dopo le analisi, le plastiche raccolte che fine faranno? Date le dimensioni, il conferimento in discarica è impossibile come pure il riciclo, vista la diversità dei polimeri trovati. Poiché il progetto intende abbattere i classici confini tra il mondo accademico e la società civile, è sorta l’idea di creare, proprio con le microplastiche raccolte, dei mosaici in stile romano, ognuno con un tema ben preciso: sostenibilità, biodiversità, cultura del mare, cambiamenti climatici e impatto ambientale. Piccole opere d’arte capaci di coinvolgere città, artisti e spazi comuni per sensibilizzare e far incontrare arte e scienza. Per mantenere alta l’attenzione, il progetto ha individuato un’altra attività parallela: “Il gioco delle plastichine”.

I partecipanti, muniti di pinzette, individuano plastiche di piccole dimensioni sulle spiagge del litorale, le raccolgono e le dividono per categorie. L’attività insegna l’osservazione scientifica sul campo, attiva il riconoscimento del problema e la percezione del rischio e permette di valutare in termini qualitativi e quantitativi quali siano i comparti delle plastiche che pesano di più sui mari. Si sono notati fin da subito un forte entusiasmo e una grande richiesta di partecipazione di grandi e piccoli e si è allora dato seguito all’organizzazione del gioco coinvolgendo le scuole di ogni grado del Comune di Fiumicino e del Comune di Roma e chiunque volesse partecipare e contribuire. La scuola pilota del gioco, l’Istituto comprensivo “Porto Romano” di Fiumicino, ha aderito con più di 650 studenti dai tre ai tredici anni, con risultati scientifici sulle plastiche trovate inaspettati e che presto verranno pubblicati. I luoghi di studio toccano la costa romana del Comune di Roma e di Fiumicino, passando per il Tevere. Sono aree a elevata urbanizzazione e intensa presenza umana, influenzate dagli apporti provenienti dal Tevere e dalla Capitale. A giugno, inoltre, Kythara e il protocollo di Pcsi sono state nelle acque croate tra Spalato e Dubrovnik per monitorare le microplastiche lungo la costa con il progetto M.A.R.E. (Marine Adventure For Research & Education), il progetto di citizen science per il monitoraggio del Mar Mediterraneo della One Ocean Foundation e del Centro Velico di Caprera. I citizen scientists (gli scienziati cittadini) collaborano nella ricerca, nella raccolta, nell’analisi, nella discussione, nella comunicazione scientifica e nella pubblicazione dei dati. Con la partecipazione, i cittadini vengono a conoscenza del funzionamento di un processo scientifico e spesso cambiano i propri comportamenti in base ai risultati del progetto e diventano parte dell’azione politica e decisionale sul territorio. La cooperazione tra società civile e scientifica è a doppio binario: da una parte la cittadinanza aiuta la società scientifica a raccogliere un elevato quantitativo di dati nel tempo e nello spazio; dall’altra, la società scientifica permette la comprensione del processo scientifico ai non addetti ai lavori e li rende partecipi di lavori scientifici importanti, dai quali spesso sono tagliati fuori. Le collaborazioni si stanno realizzando in moltissimi ambiti di ricerca: scientifici, umanistici, medici, storici e sociali. Le interazioni tra la società civile e quella scientifica sembrano apportare risultati proficui di nuove conoscenze sia per la scienza sia per la società tutta.

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