Conoscere il presepe, il mondo del pastore dormiente

Secondo la tradizione partenopea, quando guardiamo il presepe, stiamo osservando il sogno di Benino che vagheggia la stessa realtà in cui vive e che svanirebbe se si svegliasse Napoli, nobile e senza pace, è imbrigliata in una sorta di esempio concreto della discordanza tra la nostra percezione del tempo e quella della fisica relativistica che ci obbliga ad abbandonare l’idea classica di un tempo assoluto che scorre nello stesso modo per ognuno di noi. In questa città, spazi e tempi diversi convivono, donando a chi guarda la sensazione di un eterno “qui e ora” che supera la divisione stessa tra passato, presente e futuro.
Per la fisica relativistica, la nostra convinzione di avere, almeno in parte, il potere decisionale su ciò che sarà è solo un’illusione, un sogno. Come quello di Benino! Secondo la tradizione partenopea, quando guardiamo il presepe stiamo osservando il sogno di un pastore dormiente chiamato Benino. Posto sempre in cima alla scena perché la sua visione corra, tra strade acciottolate, piccoli anfratti e ruscelli nascosti, alla grotta sottostante, dove si trovano Giuseppe, Maria e Gesù Bambino, questo personaggio sogna la stessa realtà in cui vive, la quale svanirebbe se si svegliasse. Da un lato, è il creatore del suo mondo, e dall’altro è solo addormentato in una realtà infinitamente più grande di lui, che avverrà indipendentemente da lui.
Il pastorello è il protagonista della prima scena dell’amatissima Cantata dei pastori, opera tratta da Il Vero Lume tra l’Ombre del 1698 dell’abate gesuita Andrea Perrucci, e rappresentata, per oltre quarant’anni, dal grande Maestro Peppe Barra che l’ha definita “la favola più bella del mondo”.
Benino racconta di ori e d’argento che piovono dal cielo, di pietre preziose e della grotta buia di Betlemme illuminata da cento soli! La sacralità del tema si mischia mirabilmente alla necessità di un quotidiano libero dalla povertà: quello narrato è anche un sogno di ricchezza e di riscatto contro un futuro che sembra già scritto. E come ogni anno, in questo tempo, le famiglie cattoliche, rinnovando la rappresentazione, sognano con Benino un mondo nuovo.

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