A luglio il Congresso europeo di matematica, riunitosi a Siviglia, ha assegnato i premi dell’Ems (European mathematical society). Il riconoscimento viene attribuito ogni quattro anni a matematici under 35 di nazionalità europea, o che lavorano in Europa, che si sono distinti per i loro contributi eccezionali. Quest’anno il premio è andato anche a due ricercatrici italiane. Per chi da anni si impegna affinché la matematica diventi oggetto “normale” dell’attenzione della pubblica opinione, vedere la notizia in prima pagina del Corriere della Sera con tanto di intervista a Cristiana de Filippis, una delle due vincitrici, è stata sicuramente una dolce sorpresa.
Diventata amara man mano che si procedeva con la lettura. Per l’ennesima volta, la matematica è stata raccontata come un’ossessione che in questo caso ha fatto addirittura rinunciare ad avere figli. La speranza è che Cristiana De Filippis non ci tenesse troppo ad avere figlioli – un diritto di ogni donna, per altro – ma, se invece per lei fosse stata una rinuncia pesante, perché offrirla come unico esempio lasciando che alle nostre ragazze passi l’idea che se ti piace il tuo lavoro, ti piace avere successo nelle cose che fai, allora devi rinunciare ad avere bambini?
Questa volta si parla di una matematica e di una ricercatrice ma poteva trattarsi di qualsiasi ambito professionale. Il sospetto è che i tanti messaggi dedicati a una rinnovata attenzione verso le Stem siano solo retorica. Sarebbe bastato allargare l’orizzonte e raccontare anche la storia dell’altra vincitrice italiana della medaglia Ems 2024, Maria Colombo, che ha dovuto rinunciare ad andare a Siviglia a ritirare il premio perché stava per nascere il suo quarto bimbo. Una scelta diversa che evidentemente non ha inciso sulla qualità del suo lavoro.
La ricerca matematica, per fortuna, ha molte facce e molti sono i modi di affrontarla. Raccontarli sottolineando le differenze è un contributo importante all’educazione dei nostri ragazzi.
Vincenzo Mulè – Direttore responsabile
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Ottimo pezzo