Pensieri divergenti – Perdere il filo… interdentale

Recentemente mi sono imbattuto per due volte e inaspettatamente in un iperoggetto, come lo chiamerebbe il filosofo Timothy Morton, tanto da decidere di confermare il detto “non c’è due senza tre” parlandone in questa rubrica. L’iperoggetto è il filo interdentale. La prima volta è stata leggendo il libro Perché fidarsi della scienza? nel quale la storica della scienza Naomi Oreskes spiega la natura paradossale della scienza che deriva la propria affidabilità proprio dall’essere intrinsecamente impermanente. Oreskes controbatte il negazionismo dell’origine antropica del riscaldamento globale, così diffuso anche in Italia, e analizza varie vicende nelle quali la scienza è stata, apparentemente, messa in mora.
Una riguarda, appunto, il filo interdentale. Da decenni gli odontoiatri lo raccomandano per l’igiene orale, ma nel 2016 apparve sui principali giornali americani la notizia che studi statistici ne indicavano l’inefficacia nel prevenire carie e gengiviti. Vi sentite colpevoli per non utilizzarlo? Forse è inutile, titolava ad esempio il New York Times.
Non riassumo la lezione che trae Oreskes su cosa costituisca uno studio statistico di medicina preventiva, e su quanto sia facile confondere l’assenza di evidenza con l’evidenza di assenza quando tale studio è fallace, ma la consiglio come prevenzione cognitiva alla mole di dati che quotidianamente ci tempesta.
Il filo interdentale mi è comparso la seconda volta in relazione al recente allarme lanciato dal Guardian sul livello crescente di Pfas (composti per- e polifluoroalchili) nell’acqua potabile e quindi ovunque, compreso il corpo umano. I Pfas sono molecole artificiali, ampiamente utilizzate in prodotti quali superfici antiaderenti, tessuti impermeabili, packaging alimentare, schiumogeni e… il filo interdentale che io utilizzo.
Studi epidemiologici hanno messo in guardia sulla loro tossicità. Sono chiamati forever chemicals (composti chimici per sempre) perché non si degradano per migliaia di anni e quindi si accumulano. È un nome inquietante e non a caso è stato scelto da una famosa band alternativa come titolo di una canzone.
Sebbene le prime indagini sulle forti concentrazioni di Pfas nelle falde risalgano ad oltre una decina di anni fa in Veneto, le norme sui Pfas nella Ue sono ancora timide e ovviamente i Pfas non sono indispensabili per produrre i miliardi di chilometri di filo necessari alla prevenzione odontoiatrica.
Il principio prudenziale dovrebbe essere l’unico legittimo forever principle. Dovrebbe guidarci nella produzione di filo orale, di derrate alimentari e nelle firme dei trattati internazionali di libero scambio.
È pericoloso abbandonare la fiducia nella scienza o strumentalizzarne negativamente la messa in discussione costante cui si sottopone da sé. Insieme a Oreskes, raccomando agli scettici la versione del XXI secolo della scommessa di Pascal!

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