Andate sul sito di Futura, la piattaforma per il Pnrr istruzione. Cercate le proposte di percorsi messi a disposizione delle scuole italiane che devono spendere in formazione Stem un totale di 600 milioni, parecchie decine di migliaia di euro ciascuna, entro un anno circa. Troverete un gran miscuglio di robotica, coding, Ia, metodologie immersive. Ma proviamo a fare un’indagine data driven su cosa va per la maggiore. Sul portale sono disponibili più di 200 percorsi. Se cerco con la parola chiave “matematica” escono 13 titoli e, eccettuato uno che propone didattiche laboratoriali, tutti gli altri sono declinati in chiave digitale, robotica, di machine learning. Ma se digito aritmetica o algebra, il risultato è zero. Con geometria arrivo a tre, accoppiata a robotica e coding. Se, invece, faccio una ricerca su “fisica” ho 5 risultati. Con “chimica” va peggio: solo tre proposte la citano. Finalmente, vado su “robotica” e ottengo 80 percorsi, “realtà aumentata” va a 50 ma per fare il botto bisogna digitare “Ia”: 190 risultati.
Insomma, cosa significa Stem? Il ministero ha prodotto le sue Linee guida per l’insegnamento delle Stem (il politicamente corretto poi esige che si aggiunga ogni tanto una A per arte e umanistico in generale, così da non scontentare nessuno). Nelle linee guida si esordisce affermando l’importanza della matematica: “Da sempre la matematica si è sviluppata in relazione alle esigenze della vita quotidiana… La matematica si basa proprio su questo equilibrio fra astrazione ed applicazione. Solo mera astrazione rende la matematica sterile e noiosa”. Dopo di che si espongono una serie di indicazioni metodologiche trasversali alle discipline Stem (learning by doing, problem solving, inquiry based learning, debate, design thinking, pensiero critico, lavoro di gruppo e cooperativo ecc.) che, in realtà, ben si adatterebbero, nella loro genericità, a qualsiasi insegnamento, fosse pure sulla cucina cinese, sulla danza caraibica o per l’allevamento degli struzzi.
Delle singole discipline, dei loro metodi, dei loro nodi concettuali, delle loro conquiste intellettuali, dei loro contenuti e delle didattiche per rendere attrattivi, intuitivi, comprensibili quei contenuti si perdono le tracce.
Pur citando il profilo culturale, educativo e professionale dei licei che prevede che gli studenti siano “consapevoli della diversità dei metodi utilizzati dai vari ambiti disciplinari” e che siano in grado di “valutare i criteri di affidabilità dei risultati in essi raggiunti per compiere le necessarie interconnessioni tra i metodi e i contenuti delle singole discipline”, le discipline che si accostano nell’acronimo restano in quanto tali trascurate. C’è un tutto che ha perso le parti. O meglio: una confezione che ha perso il contenuto.
L’impressione è che l’ambito Stem sia trattato come se fosse una nuova disciplina onnicomprensiva, e non un acronimo. La certezza è che centinaia di migliaia di euro stanno piovendo in questo settore, nel cui campo fioriscono “esperti” e formatori e che impegnerà centinaia di migliaia di docenti e milioni di studenti.
Con quali reali avanzamenti nell’insegnamento di Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica?