Tre giorni per fare i conti. Con noi stessi, il nostro passato, il nostro lavoro. Del resto, non si dice sempre che per capire il presente e progettare il futuro occorre guardare indietro? Ecco, noi lo abbiamo fatto. Rileggendo la storia della scienza in quel particolare periodo che è stato il secondo dopoguerra. È stato, del resto, anche l’argomento della storia di copertina dello scorso numero di Prisma.
Siamo sempre rimasti affascinati dal secondo dopoguerra. Un periodo in cui sono nate molte delle acquisizioni scientifico-tecnologiche che impattano ancora oggi sulla nostra vita. Un’epoca in cui attualità e storia vengono a trovarsi quasi a contatto. Ma anche un momento durante il quale vengono alla luce molti dei problemi etici che coinvolgono lo sviluppo della scienza e sui quali ancora oggi ci troviamo a discutere. La rinascita della scienza italiana di questi anni procede di pari passo con quella economica e sociale. Con una differenza sostanziale. Del boom economico sappiamo (quasi) tutto. Seppure con una narrazione che non è sempre coincidente con quello che realmente avvenne. Quello che invece accadde nell’ambito scientifico, con storie che contribuirono a risollevare il buon nome del nostro Paese, è argomento riservato a pochi cultori.
Sono gli anni in cui le vicende di Edoardo Amaldi e del Cern proiettano sulla scena italiana il miraggio di una prospettiva europea. Lucio Lombardo Radice ed Emma Castelnuovo portano aria nuova nelle aule scolastiche e l’Italia può fregiarsi dell’eccellenza dell’Istituto superiore di sanità. La ricerca sostiene l’attività produttiva con i primi computer in funzione a Milano, Roma e Pisa con gli apporti di matematici quali Mauro Picone, Bruno de Finetti e Sandro Faedo e la collaborazione dell’Olivetti. Giulio Natta vince il premio Nobel per la Chimica per le ricerche realizzate con la Montecatini. Enrico Mattei e Felice Ippolito disegnano una strategia industriale nel campo del petrolio e dell’energia nucleare indipendente e, forse proprio per questo, ritenuta spregiudicata. Napoli assiste
alla nascita e allo sviluppo della cibernetica italiana con Eduardo Caianiello.
Insomma, ce ne sarebbe per riempire libri ma, soprattutto, per coinvolgere le nuove generazioni che, al massimo, conoscono i nomi appena citati perché sono state dedicate loro vie o scuole. Inserire la storia della scienza nella storia generale, quella prevista nei programmi della scuola per intenderci, non solo è una richiesta legittima. Ma anche una chiave di lettura per riconsiderare il rapporto con una materia percepita come lontana dalla realtà ma che invece ne è totalmente parte.
Vincenzo Mulè
Direttore responsabile