Alcune settimana fa l’Istituto di Matematica Guido Castelnuovo ha intitolato le sue tre aule maggiori a tre grandi matematici ebrei che subirono l’estromissione dalle accademie da parte del regime fascista. Questi erano Vito Volterra, Federigo Enriques e Tullio Levi Civita. Chi ha tempo e ha una formazione matematica potrebbe consultarne le biografie su Wikipedia e si renderà conto di quale valore e di quali meriti questi tre personaggi fossero portatori.
Le tre orazioni che hanno motivato l’intitolazione mi hanno colpito e commosso poiché la costellazione di personaggi, allievi e maestri, che hanno ruotato intorno a loro hanno illuminato il percorso anche di noi studenti di matematica della fine degli anni 60, noi del sessantotto. Ma tra tutte le risonanze legate allo studio della matematica ciò che mi ha colpito di più riguardava la figura di Vito Volterra che, quale senatore a vita del Regno per meriti scientifici, si oppose sin da subito al regime fascista e alla riforma Gentile.
Nel 1926 fu tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce. Nel dicembre 1931 fu uno dei pochi professori universitari (solamente dodici in tutta Italia) a rifiutarsi di prestare il giuramento di fedeltà al fascismo. Fu quindi costretto a lasciare la cattedra di Fisica matematica all’università e nel 1934 decadde anche dall’Accademia dei Lincei per un identico rifiuto. Nel 1936, su iniziativa di padre Agostino Gemelli, fu nominato membro della Pontificia Accademia delle Scienze, l’unica che poi tenne una commemorazione funebre ufficiale alla quale potesse partecipare la famiglia dello scienziato.
(tratto da Wikipedia)
Successivamente, 7 anni più tardi, le leggi razziali colpirono lui e tutti i docenti ebrei di ogni ordine e grado licenziandoli e in moltissimi casi perseguitandoli.
C’è stato un antifascismo anteguerra, non occorreva attendere il disastro della guerra, l’alleanza con il nazismo, le leggi razziali, i campi di concentramento, i lager, la fame e la distruzione. È facile ed ovvio dirsi oggi contrari al nazifascismo, anche l’attuale estrema destra, seppur timidamente, lo ammette e lo proclama. Volterra un vero patriota risorgimentale, interventista nella prima guerra, volontario nel corpo degli ingegneri seppe capire subito ciò che nel nuovo regime non era accettabile per cui rinunciò alla cattedra universitaria pur di non giurare fedeltà al regime politico imposto da Mussolini.
Confesso che mi disturba questa insistenza con cui si chiede all’attuale maggioranza di destra dichiarazioni generiche di antifascismo. Si può essere antifascisti in molti modi e per molti motivi diversi così come si può giudicare l’attuale fase politica sotto molti punti di vista non riducibile al criterio fascista o non fascista o antifascista. Forse dovremmo recuperare quel rigore morale e intellettuale che i tre matematici hanno professato nelle loro vita e aprire gli occhi di fronte alla molteplicità di rischi che in questo momento la democrazia e la vita civile stanno correndo in Italia e in Europa.
Per inciso, a Vito Volterra si deve lo studio dell’evoluzione delle popolazioni basato sulle equazioni riguardanti il problema preda-predatore, ora note come equazioni di Volterra-Lotka, che inaugurò la nuova branca della matematica biologica.