Ho sempre sognato una casa al mare. Chissà che un giorno non me la compri nel metaverso. Sebbene sia ancora agli albori, il nuovo mondo virtuale può già contare su un mercato immobiliare in fermento: più di 85 milioni di dollari sono stati spesi finora per acquistare terreni e proprietà immateriali sulle quattro principali piattaforme (Sandbox, Decentraland, Cryptovoxels e Somnium) che offrono questo genere di realtà parallela. Del resto serviranno case, uffici, negozi e locali per gli avatar che stanno iniziando a popolarla. Attualmente è formata da 43 mondi digitali abitati da circa 350 milioni di persone: sono per lo più piattaforme di gioco (come Fortnite e Roblox) ma la trasformazione in contesti virtuali sempre più concreti è in atto. Nel metaverso è già possibile partecipare a party e concerti, come hanno dimostrato gli eventi organizzati da famosi brand e Vip per il Capodanno 2022. In America, una coppia si è perfino sposata con tanto di scambio degli anelli e brindisi insieme agli invitati in versione digitale. In Giappone la ferrovia suburbana di Tokyo ha prolungato la sua linea con una nuova stazione virtuale visitabile attraverso degli avatar, mentre l’amministrazione di Seul punta a diventare la prima a consentire ai cittadini di interagire con gli uffici pubblici attraverso la realtà virtuale. L’idea alla base del metaverso, in fondo, è proprio questa: non rimpiazzare il mondo reale, ma affiancarsi a esso come una realtà parallela e allo stesso tempo comunicante. Il primo a parlare profeticamente di metaverso è stato lo scrittore americano Neal Stephenson, nel romanzo di fantascienza Snow Crash del 1992. Il salto dalla fantasia alla realtà, però, è molto più recente. “L’interesse è cresciuto negli ultimi cinque anni grazie alla diffusione di nuove tecnologie come i visori”, spiega Alberto Gallace, docente di psicobiologia e psicologia fisiologica nonché direttore del Centro di ricerca MiBTec (Mind and Behavior Technological Center) all’università di Milano-Bicocca. “A solleticare la curiosità della gente hanno poi contribuito i media e film come Ready Player One di Steven Spielberg, uscito nel 2018. La pandemia ha fatto il resto, facendoci riscoprire l’importanza delle interazioni sociali e della condivisione anche a distanza”. Secondo gli esperti di Bloomberg, il metaverso potrebbe rappresentare un mercato da 800 milioni di dollari entro il 2024. A guidarlo per il momento sono soprattutto le big company come Facebook (che, non a caso, ha cambiato il proprio nome in Meta), Google e Apple, impegnate a sviluppare e brevettare nuovi sistemi operativi e dispositivi indossabili. “È probabile che queste società si sfideranno nel creare metaversi concorrenti, più o meno coinvolgenti e fruibili, dove i comandi e l’organizzazione generale saranno simili per facilitare gli utenti, un po’ come accade oggi per le piattaforme di videoconferenza”, precisa Gallace. Tanti i settori che potranno essere rivoluzionati da questa nuova tecnologia: dalla telemedicina allo smart working, dallo sport alla cultura, dall’apprendimento all’intrattenimento. “Pensiamo solo a quanto potrà cambiare il turismo con la possibilità di visitare virtualmente un luogo prima di andarci fisicamente”, sottolinea Gallace. “Anche in Italia c’è molto interesse tra le aziende che cercano nuove prospettive di marketing, soprattutto nei settori dell’automotive, della moda e del lusso”. Basti pensare che grandi firme del Made in Italy come Dolce&Gabbana, Etro e Hogan hanno preso parte alla prima Metaverse Fashion Week (un evento globale organizzato a marzo sulla piattaforma Decentraland) e che un marchio come Essilor-Luxottica sta collaborando con Facebook-Meta per lo sviluppo di occhiali intelligenti e altri dispositivi smart. Il presidente dell’azienda, Leonardo Del Vecchio, è stato proprio tra gli interlocutori che Mark Zuckerberg ha incontrato nel suo ultimo viaggio in Italia per parlare di metaverso, così come il presidente del consiglio Mario Draghi e il ministro per la trasformazione digitale Vittorio Colao. Meta intende investire 50 milioni di dollari per lo sviluppo di quella che considera la piattaforma tecnologica del futuro e ha annunciato un piano per 10 mila nuovi posti di lavoro in Europa nei prossimi cinque anni. “È probabile che nel metaverso nasceranno nuove figure professionali. Come università, stiamo ragionando sugli scenari che si potrebbero aprire da qui a dieci anni, ma ancora non c’è una offerta formativa specifica”, osserva Gallace. “Serviranno professionisti per programmare il metaverso e favorire interazioni al suo interno e per questo avremo bisogno non solo di ingegneri informatici ma anche di neuroscienziati, psicologi, grafici e quant’altro”. Servirà un approccio multidisciplinare, proprio come quello che l’università di Milano-Bicocca ha deciso di perseguire inaugurando due nuovi Centri di ricerca (MiBTec – Mind and Behavior Technological Center e BiCApP – Bicocca Center for Applied Psychology) per migliorare l’interazione uomo-macchina coniugando il lato tecnologico e i fattori umani implicati nell’uso delle più moderne tecnologie. “Le università non possono restare fuori dalla rivoluzione del metaverso lasciando che sia il mercato a indicare la strada, con regole e standard dettati da pochi player. Ci sono aspetti scientifici ed etici che vanno affrontati”, sottolinea Gallace. “Prendiamo ad esempio la questione dell’identità: se l’utente del metaverso potrà scegliere avatar sempre diversi, come cambierà la formazione dell’io, specialmente nei giovani? E poi pensiamo alla libertà individuale: nella realtà le esperienze che facciamo sono determinate dalle nostre scelte, ma nel metaverso potremmo avere un numero limitato di opzioni tra cui scegliere, dettate da ragioni di marketing o controllo sociale. Questo sarà un problema per la nostra evoluzione culturale?”. Se il metaverso diventerà poi una replica virtuale della nostra vita quotidiana, è probabile che avremo a che fare con delinquenti pronti a commettere reati, con conseguenze anche nel mondo reale: non è dunque fantascienza l’idea di avere una legislazione ad hoc. “La politica deve occuparsi fin da ora di metaverso, anche se può sembrare una prospettiva lontana”, conclude Gallace.
LA STRADA VERSO IL VIRTUALE
Il metaverso è tra noi ed è già possibile accedervi. Per farlo, occorre un computer collegato in rete (o uno smarphone) con cui iscriversi e fare login in una delle tante piattaforme del mondo virtuale. Per rendere l’esperienza ancora più immersiva, potreste utilizzare visori di realtà aumentata o virtuale che sono consigliati ma al momento non indispensabili. Iscrivendovi nelle varie piattaforme, creerete il vostro avatar, ovvero una vostra rappresentazione grafica e virtuale. Per farlo potreste scaricare alcune app che creano avatar complessi tramite intelligenza artificiale. Tra le principali piattaforme di metaverso figurano: Decentraland in cui si possono creare edifici virtuali in cui anche gli altri avatar possono entrare a pagamento; Sandbox per costruire, comprare e vendere abitazioni con NFT (Non fungible token) e moneta virtuale; Stageverse in cui si possono vivere esperienze immersive come concerti e performance artistiche (in questo metaverso hanno già debuttato i Muse); HyperVerse è invece una piattaforma che crea mondi virtuali e in cui ogni avatar può viaggiare come fosse un meta-turista; Horizon Worlds è il metaverso di Facebook, ancora in fase embrionale rispetto alle teorizzazioni di Mark Zuckerberg e per ora disponibile per gli utenti americani e canadesi di Facebook. Nei suoi mondi si può interagire, giocare, avere esperienze immersive, oppure lavorare con Horizon Workrooms che, sfruttando la realtà virtuale, favorisce la collaborazione tra team. Siete pronti? Non resta che creare il proprio avatar e partire per il mondo. Virtuale, ovviamente.