C’è una frase di Alessandro Bratti, il segretario dell’Autorità di bacino del Delta del Po incontrato nel corso del nostro racconto del Grande fiume, che più di altre mi ha colpito. Spiegando le difficoltà che l’Autorità incontra nel dialogare con determinate categorie professionali per concordare azioni di contrasto agli effetti dei cambiamenti climatici, a un certo punto ha detto: “Dobbiamo fare pace con la questione. Quello che facevamo 40 anni fa non è detto che sia ancora la cosa migliore che si possa fare oggi”.
Massimo Sideri è un giornalista del Corriere della Sera. Editorialista e inviato, è l’autore di un’interessante newsletter settimanale (One more thing) che tratta di temi di scienza, innovazione e tecnologia. In una delle ultime, parlando di come ChatGpt influenzerà le nostre ricerche online, Sideri citava La struttura delle rivoluzioni scientifiche del filosofo della scienza Thomas Kuhn. Scrive Sideri: “Le società determinano le forze che definiscono di volta in volta cosa è un problema (svelare che la Terra non è al centro dell’Universo perché contravviene alla Chiesa) e qual è la soluzione. Fino a quando le domande ineludibili non rimangono sospese senza risposte, infrangendosi sulle contraddizioni. È allora che serve e arriva quello che Kuhn chiamava un cambio di paradigma”. Individuare le contraddizioni tra una domanda e la sua risposta, o addirittura l’assenza di quest’ultima, potrebbe quindi portarci al salto di qualità, al cambio di paradigma. Non è facile, soprattutto per una società che pretende la via più breve, costi quel che costi, alla soluzione di un problema. Soluzione che nel 99 per cento dei casi è di durata limitata.
Ci sono temi complessi che richiedono risposte tanto immediate quanto strutturate e capaci di tenere nel tempo. Penso, di nuovo, alla crisi climatica o alla denatalità. Questioni che si trascinano da un tempo troppo lungo senza risposte articolate. Il perché è presto detto: sono questioni che vengono agitate per convenienza, o appartenenza, da schieramenti opposti. Impegnati a sminuire il problema per sminuire la controparte. Eccola la contraddizione ed ecco dove si potrebbe cambiare il paradigma: togliere il cappello ideologico di comodo a questioni che riguardano tutti. L’alternativa è rimanere ottusamente bloccati e aspettare che gli eventi facciano il loro inesorabile corso. Subendone le conseguenze.
Buona lettura!
Vincenzo Mulè
Direttore responsabile