“Il numero maledetto” in edicola con il nuovo numero di Prisma!

Un antico manoscritto presenta una teoria matematica che consentirebbe di trattare l’infinito come se fosse un numero reale qualsiasi. Inizia così Il numero maledetto, il libro allegato al numero di aprile di Prisma, già disponibile in tutte le edicole (e a breve anche nel nostro shop on-line dove già potete trovare tutti gli altri nostri libri!). Un’opera capace di unire la letteratura d’intrattenimento con la divulgazione scientifica

 

Ci sono almeno due elementi nuovi, in Italia negli ultimi anni, a proposito del modo di raccontare la scienza, e la matematica in particolare. Il primo riguarda la letteratura di intrattenimento, i romanzi, i racconti e le fiction. Sono sempre di più i titoli di opere dichiaratamente di fantasia che però prendono a prestito dalla storia della scienza personaggi reali e, a partire dalle loro vicende, imbastiscono storie di amori, duelli, furti e assassinii.
La seconda novità riguarda invece la saggistica matematica, dove è sempre maggiore lo sforzo di presentare la cultura in modo meno eurocentrico, recuperando culture diverse e superando pregiudizi e discriminazioni. È ben vero che i risultati matematici degli ultimi secoli portano quasi sempre i nomi di studiosi di Paesi occidentali:
da Fermat a Newton, da Cantor a Lobačevskij, da Noether a Jacobson, da Poincaré a Mandelbrot, da De Finetti a Kolmogorov, ma la matematica è un filo che attraversa e collega Paesi molto diversi fra loro e non si lascia fermare dalle diverse maniere di esprimersi e dai diversi modi di avvicinarla.
È immediato accostare il libro di Graziano Maria Chiesa, Il numero maledetto, a entrambi i nuovi orientamenti che in qualche modo riguardano la letteratura scientifica e matematica. Stiamo parlando di un ingegnere convertito al
piacere di scrivere, autore di una trama spionistica che si tinge di giallo. Il punto di partenza è però la storia di un antico manoscritto che presenta una teoria matematica che consentirebbe di trattare l’infinito come se fosse un numero reale qualsiasi. Arrivato per tortuose vie ai giorni nostri, il manoscritto rischia di cadere nelle mani di gruppo di loschi individui che lo userebbero per garantirsi la possibilità di costruire un’arma micidiale.
Già il tema della gestione dell’infinito è uno di quelli che appaiono in ogni contesto culturale e interrogano i matematici (e non solo loro) di ogni formazione e quindi è tale da giustificarne la lettura. Non c’è ragazzino che, avendo appena imparato a contare, abbia poi resistito a domandare e domandarsi qual è il numero più grande e non sia rimasto incantato di fronte alla risposta che il numero più grande non esiste. Ma nella prima parte del libro, a tenere legato il lettore è soprattutto la successione delle tappe che il manoscritto originario compie attraverso i secoli, dal 500 a.C. ai giorni nostri, lungo le culture e le storie dei Paesi più diversi, dalla Magna Grecia all’Egitto, dalla Cina a Venezia. I personaggi che se lo trovano fra le mani – da Pitagora ai fratelli Banu Musa che lavoravano nella Grande Biblioteca di Baghdad, da Abu Kamil (il grande matematico egiziano) a Confucio, da Daogu, autore di un testo fondamentale nella storia della matematica cinese, ai padri gesuiti che dialogano con l’imperatore cinese e a  Leibniz – restano tutti intimoriti di quanto riescono a leggere e a capire dell’antico manoscritto e ne impediscono la diffusione.
Seguire le loro riflessioni mentre scelgono come comportarsi con il numero maledetto è un’operazione che si fa senza sforzo e con crescente curiosità. Ognuno porta un contributo frutto del periodo storico e del contesto sociale in cui vive e alcuni parlano anche al nostro modo di studiare e di fare ricerca. Il progresso della conoscenza si ottiene con rispetto, umiltà e dedizione. La conoscenza si raggiunge attraverso lo studio, non esistono le scorciatoie. È Confucio che dice “Mettersi in cammino senza la guida dello studio è come volersi smarrire”.
La storia del primo imperatore cinese Qin Shi Huang Di e del suo editto per mandare al rogo tutti i libri ed eliminare anche fisicamente gli eruditi ci ricorda che la conoscenza va protetta dall’opera distruttiva dell’ignoranza e non è asservita al prestigio personale di nessuno. La conoscenza non è un punto di arrivo dove c’è la risposta a ogni domanda, ma è un cammino senza fine dove c’è una domanda per ogni cosa, giorno dopo giorno, una generazione dopo l’altra.
Ne abbiamo di strada da fare!
Lo spy book di Graziano Maria Chiesa, giocato su fatti storici che coinvolgono in modo plausibile personaggi reali, ci aiuta a ricordarlo, senza prediche e senza prosopopea.
Nella seconda parte, quando la storia arriva ai giorni nostri, la suspense prende il sopravvento. I quattro protagonisti – un professore di storia dell’arte, un medico in pensione, un ex-funzionario CIA e un’attempata scienziata – cercheranno di impedire che il manoscritto, giunto nelle mani sbagliate, sia effettivamente utilizzato per scopi malavitosi. Sono capitoli da brivido!

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