Carolyn Bertozzi è da sempre una che non ama le etichette. Niente a che vedere con il cliché della studiosa dedita solo alla scienza. La sua è una vita dominata da forti passioni: la chimica, il calcio, il rock e l’impegno civile
Americana di origini italiane, Carolyn Bertozzi è l’ottava donna ad aggiudicarsi il Nobel per la chimica da quando nel 1901 il Premio è stato istituito. Nel 2022 è stata la sola ad aver conquistato un Nobel scientifico assieme ai colleghi Barry Sharpless e Morten Meldal. È nata a Boston nel 1966 ed è cresciuta a Lexington, nel Massachussets. Appassionata alla scienza fin da bambina, si è laureata cum laude in chimica presso l’università di Harvard.
La sua vita è piena di passioni: la chimica, il calcio, il rock e l’impegno civile. Ha suonato in varie band, come “Bored of Education” e negli anni del liceo ha giocato a calcio nella squadra dell’istituto. Niente a che vedere con il cliché della studiosa dedita solo alla scienza. Oggi Carolyn, che ha dichiarato pubblicamente fin dagli anni Ottanta la sua omosessualità, ha una moglie e tre figli. “Al college, all’età di 18 anni, – ha dichiarato alla rivista scientifica C&En raccontando il suo coming out – divenni consapevole di essere lesbica. Mi sono dichiarata in un momento in cui le persone si stavano mobilitando per ottenere un cambiamento politico, ma anche in anni in cui il comingout avrebbe potuto impedirmi di trovare un lavoro. Quindi – ha aggiunto – quando è stato il momento di cercare le scuole di specializzazione per completare il dottorato di ricerca, avevo bisogno di andare in un posto dove ci fosse una forte comunità gay. Ho scelto l’università di Berkeley perché aveva un ottimo dipartimento di chimica e un ambiente favorevole”.
La scienziata analizza poi la situazione attuale: “Almeno ora, abbiamo diritti civili e legali che ci danno una sorta di uguaglianza agli occhi della legge, ma l’omofobia esiste ancora. Io sono stata relativamente privilegiata e protetta, ma fuori dagli Stati Uniti e dal Canada non è così e chi è gay rischia la morte”. Quando le è stata comunicata la notizia del Nobel, pensava si trattasse di uno scherzo, nonostante i suoi numerosi titoli. La scienziata fa parte dell’Accademia nazionale delle scienze dal 2005, dell’Istituto di medicina dal 2011 e dell’Accademia nazionale degli inventori dal 2013. La passione per lo studio le è stata tramandata dal padre, fisico nucleare del Massachusetts Institute of Technology (Mit). A conferma delle sue origini, i quattro fratelli del padre sono nati in Italia e sono stati tutti ricercatori.
Il Nobel le è stato assegnato “per lo sviluppo della chimica del clic (Click chemistry) e della chimica bioortogonale”. “Chimica del clic”, o “chimica a scatto”, si riferisce alla possibilità di sintetizzare sostanze complesse in modo semplice e rapido unendo molecole più piccole. Il termine “chimica bio-ortogonale”, invece, è stato inventato proprio da lei nel 2003. Si riferisce a qualsiasi reazione chimica che avviene dentro un organismo vivente senza interagire né interferire con i numerosissimi processi biochimici naturali concomitanti. Ha permesso di studiare biomolecole come glicani, proteine e lipidi in tempo reale, senza creare problemi di tossicità cellulare.
“I chimici sono sognatori. Creiamo nuove molecole e diamo loro vita”. È iniziato così il suo discorso per il Nobel, in cui ha raccontato come i suoi risultati abbiano reso reale qualcosa d’impossibile e come il suo lavoro, basato sulla curiosità, possa essere importante per il nostro futuro.
Carolyn è socia dell’Accademia dei Lincei e ha all’attivo alcuni primati importanti: è stata la prima donna a ricevere il Premio Lemelson-Mit nel 2010 e nel 2014 è diventata direttrice della rivista scientifica ACS Central Science dell’American Chemical Society. Nel febbraio 2021 ha ricevuto il Premio Wolf per la chimica.
Il suo obiettivo è quello di essere un modello come scienziata per tutte le donne che hanno paura ad affrontare il mondo delle discipline scientifico-tecnologiche, le Stem.