Libri – Paolo Iacci, “Sotto il segno dell’ignoranza”

In una società dominata dal “demone della facilità”, solo la valorizzazione del merito e della competenza potranno restituire un ruolo significativo al nostro Paese

Da troppi anni ormai l’Italia vive sotto il giogo di una dittatura spietata e implacabile, quella dell’ignoranza. L’ignoranza non è più motivo di vergogna; anzi viene ostentata, esibita, è diventata sinonimo di schiettezza e di vicinanza con i problemi delle persone. Chi difende il merito e crede che le competenze siano fondamentali, soprattutto nelle posizioni apicali, è costantemente sotto attacco e spesso bollato con l’infamante marchio di “uno che ha studiato, un professorone”. Le conseguenze purtroppo sono sotto gli occhi di tutti, o almeno di tutti quelli che hanno le capacità per valutarle: nel 1991 l’Italia era la quarta potenza economica al mondo dopo Usa, Giappone e Germania; alla fine della prima repubblica eravamo stati superati da Francia e Regno Unito ma comunque resistevamo. Oggi siamo decimi e probabilmente non riusciremo a difendere a lungo questa posizione. La marginalizzazione del merito e delle competenze, e la conseguente mancanza di una classe dirigente all’altezza, stanno portando il nostro Paese all’inazione, rendendo irrisolvibili alcuni problemi ormai radicati. Mentre la globalizzazione e lo sviluppo tecnologico richiedevano una cultura critica sempre più ampia e specializzazioni sempre più spinte, si è fatta largo nel Paese una classe dirigente sempre più ignorante.
Nel momento in cui “la complessità nella quale siamo immersi richiederebbe uno sforzo finalizzato allo sviluppo
della conoscenza, la classe dirigente non riesce a riscuotere la fiducia del resto del Paese”. Senza contare, poi,
le profonde mutazioni familiari – con il passaggio da un modello tradizionale normativo a uno materno relazionale
sempre pronto a giustificare i propri figli – e il degrado della scuola, incapace di recuperare il prestigio necessario per garantire una reale meritocrazia e far ripartire l’ascensore sociale. Una situazione che ha portato a una preoccupante assenza di desiderio da parte delle ultime generazioni, che non sanno più guardare con fiducia e
ottimismo al futuro.
Dobbiamo alzare le mani in segno di resa e assistere impotenti al degrado? No, secondo Paolo Iacci. La via d’uscita esiste, riscattarsi è possibile ma non è semplice. Bisogna affrontare un processo lungo e complesso, individuale e collettivo, che parta dalla consapevolezza dei problemi, che sappia riportare il merito al centro.
Bisogna sconfiggere quel “demone della facilità” che oggi trova così tanti adepti e avere fiducia nelle nuove generazioni perché, guidate, sappiano ritrovare una strada e un futuro, per noi ma soprattutto per loro.

 

Paolo Iacci

Sotto il segno dell’ignoranza

Egea (2021)

pp. 183, € 22,00

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