Il dato è tratto

E’ la scuola l’argomento della storia di copertina di questo mese. In particolare, la scuola media o scuola secondaria di primo grado, come recita il linguaggio ministeriale. A sessant’anni dalla sua istituzione ne abbiamo ripercorso la nascita fino ad arrivare ai giorni nostri e ai temi che più fanno discutere. Per fortuna, stiamo cominciando a capire che la scuola non è un tema che riguarda solo professori e studenti. Basta un dato: sono sei le riforme e undici le linee di investimento previste dal Pnrr per la parte di competenza del Ministero dell’istruzione. Difficile non leggerle come una presa di coscienza importante circa le criticità del nostro sistema scolastico. Il loro obiettivo dichiarato è quello di realizzare “una scuola innovativa, sostenibile, sicura e inclusiva” a cui ci piace aggiungere, ancora una volta, “una scuola che educhi a un uso consapevole della scienza”.

Abbiamo bisogno, come Paese, di cittadini che con la scienza (e gli scienziati) abbiano un rapporto adulto, di chi non affida loro la ricerca della verità ma rispetta le evidenze che escono da un lavoro scientifico e le usa per migliorare la qualità della vita di ognuno. Stiamo seguendo con interesse e molta curiosità le prime mosse del nuovo governo. In particolare, come è ovvio, sul fronte della scienza, dell’educazione scientifica, della scuola e dell’università.

La dichiarazione del premier :”Riconosciamo il valore della scienza, certo, per questo non la scambiamo con la religione” è stata inquietante, non per quello che dice (non abbiamo intenzione di identificare la scienza con una religione) ma per il bisogno che il nuovo governo ha sentito di precisare i termini della questione. Non contento, il nuovo sottosegretario alla Salute Gemmato ha dichiarato: “Non c’è la prova che senza vaccini saremmo stati peggio”.

In realtà, non è proprio così. E a mettere in fila un paio di modi per capire se sarebbe andata peggio ci ha pensato Andrea Palladino, fisico, data analyst e “divulgatore scientifico per passione”.

Nel primo approccio, vengono presi in considerazione i modelli matematici. Uno dei più semplici si chiama Sir. La popolazione sotto studio viene divisa in tre categorie: suscettibile, infetto e risolto (da cui il nome Sir). La matematica del modello permette di capire come nel tempo una parte crescente della popolazione “suscettibile” diventa “infetta” e come nel tempo gli “infetti” diventano “risolti” (vale a dire “guariti” o “deceduti”). Al Sir si aggiungono le equazioni relative ai vaccinati trasformando il modello in Sirv (suscettibili, infetti, rimossi,
vaccinati) fissando poi i parametri nelle ondate senza vaccinazione e con vaccinazione e poi si “spengono” le
vaccinazioni all’interno del modello, per stimare cosa sarebbe accaduto in assenza di vaccinazione. In alternativa, spiega ancora Palladino, ci si può basare sulle incidenze di vaccinati e non vaccinati, stratificate per fasce d’età. Che è poi l’approccio seguito dall’Istituto Superiore di Sanità, il cui lavoro dovrebbe essere noto a un sottosegretario alla Salute, per stimare cosa sarebbe accaduto in assenza di vaccinazione.

La cosa interessante è che entrambi i metodi giungono alla stessa conclusione: dagli inizi della pandemia fino al 31 Gennaio 2022, le vite salvate dalla vaccinazione sono state circa 150.000 in Italia e almeno 10 milioni a livello globale. Le prove ci sono, a patto di avere le competenze e la volontà di andarle a cercare.

Contrariamente a quello che si pensa, i dati non sono scontati ma il frutto di un processo di quantificazione della realtà che ci circonda. Quando ci troviamo di fronte a dei dati è giusto chiederci quale sia la fonte. Ma quando i dati non li troviamo, chiediamoci il perché.

Buona lettura ma soprattutto buone vacanze!
Vincenzo Mulè
Direttore responsabile

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