Per la siccità non servono le inondazioni, ma la pioggia, testarda e lenta, continua. Occorrerebbero, invece, invasi per trattenere quanto si può della risorsa idrica. I rovesci improvvisi e rapidi dilavano, squassano, allagano e portano meno benefici. La scuola italiana, che vive perennemente in siccità, sta subendo una serie di rovesci, a macchia di leopardo, con risorse che vengono dai bandi Pnrr, in gergo chiamati, quando riguardano l’istruzione, “Futura”.
La prima e più stringente connotazione di questo Pnrr, oltre all’abbondanza, è la fretta: fretta nelle riforme (formazione iniziale dei docenti, scuola di alta formazione) ma anche fretta nella spesa delle risorse. È per questo che, scansate regioni e province, i flussi di risorse si rivolgono direttamente alle scuole, individuate attraverso una serie di criteri. Scuole a cui vengono assegnati i fondi, senza che le stesse abbiano deciso di rispondere a un bando.
Le prime azioni hanno riguardato gli ambienti di apprendimento (Next generation classroom), per la trasformazione di aule in spazi per metodologie innovative e la realizzazione di laboratori per le professioni digitali del futuro (Next generation labs). Azioni annunciate ma non ancora operative. Ultimo arrivato, e più problematico, l’investimento sulla riduzione dei divari territoriali nella scuola media e superiore. Bypassati i suggerimenti della commissione che, istituita appositamente per orientare le azioni verso le finalità del Piano, chiedeva una più attenta lettura territoriale dei bisogni educativi e una più stringente risposta territoriale a questi, le risorse sono state attribuite alle scuole selezionate.
Le indicazioni uscite da poco su finalità e obiettivi richiedono che per ottobre le scuole abbiano proceduto a “analisi di contesto, definizione del team per le prevenzione scolastica, definizione di reti e partenariato, co-progettazione degli interventi e inserimento del progetto esecutivo”. Peccato che le scuole attendano indicazioni da cabine di regia ancora in allestimento…
La riduzione della dispersione scolastica e il superamento dei divari geografici sono nobili obiettivi che dovrebbero superare problemi che ci affliggono da prima dell’Unità d’Italia. E lo scopo di questo intervento straordinario è di introdurre miglioramenti permanenti. Ma, mentre risorse che vanno in edilizia o attrezzature restano, le azioni rivolte alle persone (potenziamento delle competenze, mentoring, orientamento, percorsi formativi ecc.) previste nella terza azione o diventano strutturali o passano come le piene. Viceversa, riesce difficile immaginare che si riesca a spendere bene mezzo miliardo in meno di due anni costruendo interventi sulle persone (che già hanno avuto una proliferazione di corsi, attività, progetti sui Pon scuola).
Insomma, la scuola ha bisogno di cambiamenti strutturali e di risorse certe e permanenti: difficile fare lo straordinario quando è l’ordinario che stenta.