Oggi è arrivata una notizia che temevamo da qualche tempo. Paolo Lorenzi non c’è più, se n’è andato. E non come tutte le volte in cui ha lasciato un posto in cui pensava di aver esaurito il proprio ruolo per andare a fare qualcosa di più utile da un’altra parte, caricandosi di una nuova responsabilità. Ci ha proprio lasciati da soli ed è un dolore forte.
L’ho conosciuto quando lavorava alla sovrintendenza scolastica di lingua italiana di Bolzano, poi l’ho ritrovato come responsabile della “Bottega del matematico” a Salorno e da allora non l’ho “mollato” più. Con la sua aria tranquilla, riusciva a mettere ordine nelle idee che gli raccontavo; sapeva trovare i limiti di una proposta e provava a superarli. Quando è diventato dirigente dell’Istituto comprensivo Bolzano 2, mi raccontava che cosa andava via via facendo perché i miei interventi nel mondo della scuola pre-universitaria non seguissero le mode ma andassero al cuore delle questioni.
Per alcuni anni ha accettato di fare il docente dei corsi MathUp per la scuola secondaria di I grado, trovando continue occasioni per spingerci a orientare la formazione degli insegnanti sulla via dei “processi” piuttosto che su quella della semplice acquisizione di competenze e abilità. Quando su Prisma ha scritto che cosa a suo avviso bisognava imparare da una delle periodiche indagini Ocse-Pisa, la sua attenzione è andata alla necessità di lavorare in prima battuta per alzare le competenze dei ragazzi fermi al secondo livello riducendo così il gap con quelli eccellenti. E non perché non sentisse la responsabilità dei ragazzi “bravi” (la “Bottega” di Salorno è stata una delle prime in Italia a offrire ai ragazzi “bravi” una settimana lontano da casa e da scuola “facendo” matematica) ma perché gli sembrava più efficace coinvolgerli come tutor nel processo. Non era proprio capace di fermarsi al piccolo cabotaggio: senza scaldarsi, continuava a spiegare che bisogna andare al di là dell’immediato se vogliamo migliorare in modo stabile il contingente.
Quanto gli costasse questa sua posizione di equilibrio lo sanno probabilmente solo i suoi familiari. Per tutti noi di mateinitaly, Paolo è stato una roccia a cui appoggiarsi senza doverlo chiedere. E non si riesce a immaginare la sua mancanza.
Ciao, Paolo, e grazie
Simonetta Di Sieno
A questo link un’intervista a Paolo Lorenzi, apparsa su MATEpristem, di quasi dieci anni fa per ricordare il suo grande spirito e la sua continua voglia di progettare:
https://matematica.unibocconi.it/articoli/bolzano-la-matematica-%c3%a8-nella-citt%c3%a0