Misteri terrestri per la Pasqua

Eclisse di Sole o di Luna, tenebre diurne, terremoti: che cosa è successo nelle ore della crocifissione di Gesù?

Nella storia della cristianità, la crocifissione di Gesù rappresenta la fine del suo mandato terreno e l’inizio della sua glorificazione celeste. Non meraviglia quindi che un evento così drammatico e denso di significati sia stato contrassegnato in molti testi da grandiosi fenomeni naturali, come un’eclisse di Sole, tenebre diurne, un devastante terremoto. Ma, sotto l’aspetto storico e scientifico, che cosa c’è di vero in questi racconti?
La prima difficoltà da superare è la data della crocifissione. I Vangeli concordano sul pomeriggio di un venerdì precedente la Pasqua ebraica ma si limitano a collocarlo nel governatorato di Ponzio Pilato in Galilea, dal 26 al 36 d.C. Storici e biblisti, attraverso complicati calcoli a ritroso sui giorni delle ricorrenze religiose nel calendario luni-solare ebraico, sono arrivati a tre date (riportate al calendario gregoriano): 7 aprile 30, 27 aprile 31 e (la più probabile) 3 aprile 33.

UN IMPOSSIBILE SEGNO COSMICO
L’eclisse totale di Sole, la breve notte che spezza sulla Terra il fluire del giorno, è certamente il fenomeno che, per la sensazione di morte e rinascita dell’astro che ci dà luce e calore, appare lo scenario naturale più consono al sacrificio divino. Richiami a un’eclisse di Sole a Gerusalemme nelle ore della crocifissione di Gesù sono contenuti in diversi testi, evangelici e non, ma il più esplicito si trova nel Vangelo di Luca (23, 44): “Era verso mezzogiorno quando il Sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio”.
L’affermazione è però segnata da un’insanabile contraddizione astronomica: l’eclisse di Sole si verifica al novilunio, quando la Luna, in congiunzione alla Terra, può interporsi tra la Terra e il Sole e oscurarlo, ma la crocifissione di Gesù è collocata a ridosso della Pasqua, che si celebra al primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera (21 marzo), con la Luna in opposizione alla Terra.
Impossibili sono anche le indicazioni sull’estensione (tutta la Terra) e la durata (tre ore) dell’eclisse. Infatti, in un’eclisse totale di Sole, la Luna proietta sulla superficie terrestre un’ombra di un centinaio di chilometri di diametro che scorre molto velocemente da ovest a est percorrendo in poche ore decine di migliaia di chilometri. Nelle località via via attraversate dall’ombra lunare, la copertura del Sole è totale e l’oscuramento è intenso ma breve – mediamente un paio di minuti – mentre nelle località adiacenti la copertura del Sole è parziale e l’oscuramento è molto meno intenso, inavvertibile anche a poca distanza senza un’adeguata strumentazione.
Per una smentita scientifica del testo evangelico basterebbe questo, ma le incertezze sulla data della crocifissione suggeriscono di accertarsi se, nei luoghi e nell’arco degli anni indicati, sia in effetti avvenuta un’eclisse totale di Sole. Mappe della Nasa indicano che il 24 novembre del 29 un’eclisse totale di Sole, scorrendo dall’Europa orientale al Sud-est asiatico, ha interessato nella tarda mattinata per meno di due minuti una zona a nord del Mare di Galilea. Dunque, Gerusalemme, a centinaia di chilometri a sud, si è trovata in una zona di parzialità, soggetta a una modesta riduzione della luminosità e non certo al buio del racconto di Luca.

E SE FOSSE STATA LA LUNA?
Ma come è stato possibile cadere in un errore astronomico così grossolano? Anzitutto si può pensare che Luca e altri autori cristiani, per ignoranza sia della meccanica celeste sia di date su fatti accaduti decenni prima, siano stati calamitati dalla suggestiva, ma infondata, coincidenza temporale di due eventi eccezionali e di forte impatto emotivo. L’errore, però, potrebbe anche essere il frutto di equivoci o manipolazioni del testo originario, in cui l’eclisse di Sole sarebbe stata solo una metafora di morte e rinascita, ritenuta in seguito, anche per certe ambiguità lessicali, un evento fisico reale, definito nello spazio e nel tempo. Oppure, l’eclisse di Sole potrebbe essere l’arbitraria aggiunta di uno scriba troppo zelante che, ignaro di astronomia, avrebbe ritenuto che solo un fenomeno naturale grandioso e rarissimo come un’eclisse di Sole potesse essere lo scenario adeguato alla morte del figlio di Dio.
O anche, al contrario, di uno scriba pagano che, consapevole dell’assurdità astronomica, l’avrebbe introdotta come elemento di discredito del racconto evangelico.

Qualcuno, addirittura, sostiene che Luca si riferisse non a un’eclisse di Sole ma di Luna, fenomeno che avviene al plenilunio, quindi astronomicamente possibile in un venerdì prepasquale: dura parecchie ore ed è visibile da un intero emisfero terrestre, talvolta anche nelle ore preserali. Inoltre, il colore rossastro che il disco lunare assume durante l’eclisse può simboleggiare il sangue di Cristo versato sulla croce. Mappe della Nasa riportano un’eclisse di Luna proprio il 3 aprile 33, visibile anche da Gerusalemme per una trentina di minuti nel tardo pomeriggio, con il disco in levata appena sopra l’orizzonte e coperto al 20%. Condizioni molto sfavorevoli all’osservazione anche per astronomi esperti e a conoscenza preventiva dell’evento. L’ipotesi dell’eclisse di Luna appare quindi forzata e poco attraente per uno scrittore apologeta.

DUE ICONE SBAGLIATE
Nella vivace controversia teologica che si accese nei secoli successivi tra cristiani e pagani trova spazio anche la vexata quaestio dell’eclisse di Sole nelle ore della crocifissione. Sulla base di frammentarie testimonianze precedenti, ne furono sostenitori Tertulliano (155-240), Sesto Giulio Africano (160-240) e Origene (ca. 184-254); contro si schierarono Porfirio (233-305) e Celso (II secolo), per i quali l’eclisse di Sole, le tenebre diurne e il terremoto non sarebbero che “effetti speciali” inventati dai cristiani per drammatizzare un episodio per loro epocale. Più sbrigativamente, per molti credenti, da allora ai giorni nostri, si trattò di un “miracolo”, fatto che per definizione viola le leggi della natura: in tal caso anche un’eclisse di Sole al plenilunio diventa possibile, ma l’eccezionalità dell’evento avrebbe dovuto lasciare qualche traccia nei resoconti astronomici e astrologici dell’epoca. Così non è.
Rimane il fatto che la credenza che un’eclisse di Sole abbia accompagnato la morte di Cristo sulla croce si è radicata nella tradizione cristiana e nell’iconografia artistica e religiosa. Celebre è, per esempio, la Crocifissione Mond o Gavari, dipinta da Raffaello nel 1503 e oggi esposta alla National Gallery di Londra, nella quale, alle spalle del Cristo crocifisso, appare il disco nero del Sole eclissato, circondato da una luminosa corona, che oggi sappiamo è un’emissione rarefatta di materia solare invisibile nella luce diurna.

Approfittare di un’eclisse solare “vera” come scenario di una crocifissione cinematografica è stata invece l’idea del regista americano Richard Fleischer per il film epico Barabba, il ladrone liberato da Ponzio Pilato. La scena è stata girata, in un paio di minuti e senza possibilità di replica, la mattina del 15 febbraio 1961 a Roccastrada, in provincia di Grosseto, in occasione dell’eclisse totale di Sole che ha interessato parte dell’Italia centro-settentrionale.

TENEBRE DIURNE
Credibili, ancorché impossibili da provare a posteriori, sono i richiami in molti testi a un temporaneo buio nelle ore della crocifissione. Così, per esempio, si esprime Marco nel suo Vangelo (15, 33): “Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la Terra, sino alle tre del pomeriggio”. Sono diversi, anche se rari, i fenomeni naturali in grado di oscurare temporaneamente il cielo diurno: una spessa formazione nuvolosa, una nube di cenere vulcanica, una tempesta di sabbia (come quelle provocate dal khamsin, vento dei deserti del Nord Africa e della penisola araba).
Consapevole dell’incongruità astronomica, Dante nella Divina Commedia esclude che la Luna “s’interpuose” tra la Terra e il Sole e, attraverso le parole di Beatrice, sostiene che il venir meno terreno della luce fu un riflesso del venir meno della potenza divina (Par. XXIX, 99-102):

Un dice che la luna si ritorse
ne la passion di Cristo e s’interpuose
per che ‘l lume del sol giù non si porse,
e mente, ché la luce si nascose
da sé, però a li Spani e a l’Indi
come a’ Giudei tale eclissi rispuose.

Al buio diurno si rifà anche il Petrarca nel sonetto del Canzoniere dedicato al giorno del primo incontro con Laura e del suo fulmineo innamoramento, per indicare che era un venerdì santo (6 aprile 1327 nella chiesa di S. Chiara ad Avignone, in Francia):

Era il giorno ch’al sol si scoloraro
per la pietà del suo factore i rai
quando i’ fui preso, et non me ne guardai
ché i be’ vostr’occhi, donna mi legaro.

Un terribile terremoto è invece il fenomeno evocato nel Vangelo di Matteo (51-54): “La cortina del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la Terra tremò, le rocce si schiantarono”. In effetti, alcune rocce nella zona del Mar Morto conservano tracce di un forte terremoto nel 31 a.C. e di due eventi sismici minori tra il 26 e il 36 nella zona del Mar Morto. Anche in questo caso però la concordanza di luoghi e date è precaria. Non vi sono invece testimonianze di una ricaduta vulcanica.
In definitiva, le incongruenze scientifiche e le discordanze storiche non confermano alcuna ipotesi su quanto avvenuto nelle ore del sacrificio di Gesù sulla croce. Almeno per ora.

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