La morte dello studente friulano Lorenzo Parelli, colpito alla testa da una putrella di acciaio di 150 kg mentre svolgeva un tirocinio curricolare presso un’azienda di carpenteria metallica, è una vicenda tremenda e inaccettabile. Ci chiama a riflettere su che cosa significhino scuola e lavoro. Così hanno fatto in molti, a cominciare dal Presidente della Repubblica nel suo discorso di insediamento. Così hanno fatto le decine di migliaia di studenti scesi in piazza perprotestare contro un sistema-Paese, che continua ad avere più di 3 morti sul lavoro al giorno, contando anche le feste (1.221 morti nel 2021).
Ciò che ha portato in fabbrica Lorenzo non è l’alternanza scuola lavoro, ma il sistema di formazione duale dei Centri di Formazione Professionale, 500 ore in fabbrica + 500 ore a scuola, nel suo caso. Ma c’è ben poca differenza quanto alle finalità dei percorsi.
“Non è scuola e non è lavoro!” hanno urlato gli studenti in piazza. Tirocini, stage, Pcto sono davvero dei percorsi per acquisire competenze trasversali e professionalizzanti o non piuttosto un’altra forma di lavoro precario non retribuito che irrobustisce le disparità di partenza e quindi di sfruttamento dei futuri lavoratori?
Negli ultimi decenni si è avviato un processo che ha investito la nostra società all’insegna dello slogan: azienda è bello! È stato capovolto il principio della “centralità della persona” nei servizi sociali, sanitari, scolastici. Tutto è riletto in termini di prestazione, di performance, di competizione e competitività, di produttività, di valutazione, così da renderlo facilmente privatizzabile.
Noam Chomsky, in Dis-educazione, traccia un’analisi preziosa di questo processo citando Democrazia e Istruzione del filosofo e padagogista statunitense John Dewey che già un secolo fa sosteneva come “il processo e il fine dell’educazione siano una cosa sola” e come sia “illiberale (sic) e immorale” formare i ragazzi perché lavorino “non in modo libero e intelligente, ma per amore del salario”. I lavoratori “dovrebbero essere i padroni del proprio destino industriale” e non “semplici utensili noleggiati dai datori di lavoro”.
Sul sito dell’azienda metalmeccanica di 43 dipendenti in cui Lorenzo svolgeva il tirocinio si legge: “L’azienda pone particolare impegno nel servizio alla qualità, operando in assicurazione di qualità secondo ISO 9001:2008 e ISO 3834-2:2006”. La prima norma certifica la capacità di fornire con regolarità un prodotto che soddisfi i requisiti del cliente; la seconda definisce i requisiti di qualità estesi per la saldatura per fusione dei materiali metallici. Che cosa è posto al centro? Il prodotto.
La morte di un lavoratore è sempre una tragedia. Se questo avviene mentre sperava di diventarlo è una tragedia nella tragedia. Parafrasando il poeta Andrea Zanzotto, concludo dicendo: “I giovani vengono dal futuro, ascoltiamo la loro voce quando scendono in piazza!”
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