Stile libero – Insegnanti per caso

Come si diventa insegnanti? Per la scuola primaria c’è un corso universitario che abilita all’insegnamento. Ma per le superiori? Attualmente nulla. Non c’è un percorso che prepari un laureato a insegnare la disciplina che ha studiato (e le altre discipline che sono unite nella stessa cattedra).
Ogni tanto, molto raramente e in modo aleatorio, viene bandito un concorso per immissioni in ruolo (si sta finalmente svolgendo il concorso bandito a aprile 2020, ma solo per la primaria; ancora nessuna traccia di quello per le superiori).
Intanto, 25 Crediti formativi (Cfu) in materie psico-pedagogiche sono stati resi obbligatori per partecipare alla selezione per le superiori. Crediti erogati dalle università sia in presenza sia online, in un fiorire di offerte in molti casi di dubbia serietà.
Per fare il cuoco, devi fare un corso per cuochi. Per fare il calciatore, la squadra che ti prende ti allena e ti forma. Per fare il tornitore, fai un corso professionale. Ma per gestire una classe di ragazzi, le cui capacità sono e saranno la più grande risorsa del Paese, basta che ti presenti con la tua laurea in tasca. Poi, magari con una laurea in agraria vai a insegnare matematica o se sei antropologo vai a insegnare italiano, latino e greco.
Se vinci un concorso, avrai un anno di prova (almeno formalmente); se non lo vinci entri come precario e nessuno ti insegna il mestiere o verifica che tu lo sappia fare.
Poi ci si domanda perché, nel Paese in cui nessuno si preoccupa della qualità degli insegnanti, i risultati  scolastici siano spesso da ultimi posti nelle classifiche internazionali. Vari tentativi di istituire percorsi di selezione e formazione per l’insegnamento sono stati via via messi in piedi e cancellati a ogni cambio di ministro, bastonando generazioni di giovani che avevano investito serietà in un sistema caotico. L’ipotesi del ministro Bianchi sarebbe ora, secondo voci e anticipazioni, quella di prescrivere 60 Cfu (di cui 24 di tirocinio), da aggiungere al percorso di laurea disciplinare come preparazione integrativa di tipo metodologico e didattico. In tal modo la laurea stessa diventerebbe abilitante. Con quale impegno delle università? Con quali attenzioni e risorse per le didattiche? Con quale collaborazione con le scuole? Con quale strutturazione del percorso?
Una proposta sul reclutamento e la formazione degli insegnanti meriterebbe una discussione pubblica che coinvolga esperti, associazionismo professionale, mondo della scuola. Dovrebbe essere costruita su una base larga di plausibilità e di consenso. Altrimenti il rischio è quello dell’ennesima riforma stagionale, che appena mutano le condizioni politiche viene accantonata, facendo di nuovo deragliare progetti e vocazioni di migliaia di giovani aspiranti docenti. E abbandonando la scuola agli insegnanti per caso.

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