Lo scopo della ricerca Eduscopio della Fondazione Giovanni Agnelli è quello di aiutare le famiglie, che fra meno di due mesi iscriveranno i figli alle superiori, a individuare gli istituti migliori, una volta scelto l’indirizzo liceale. E di aiutare le scuole a riflettere sulla preparazione che danno. L’idea è quella di costruire un sintetico indicatore che esprima il numero e la votazione degli esami sostenuti dagli ex alunni nei primi anni di università e associare questo valore, parametrato alle differenti facoltà, alla supposta efficacia della scuola nella loro preparazione pregressa.
Il problema è che il successo formativo non dipende solo dalla scuola ma anche dalle capacità e dall’impegno di chi la scuola la frequenta. L’escamotage che la ricerca adotta è di confrontare solo indirizzi simili che insistono sullo stesso territorio. In una piccola città ci sarà un solo liceo scientifico, in una grande parecchi. Quindi solo in alcuni contesti la comparazione avrà senso. E nelle stesse grandi città esistono scuole prestigiose dei quartieri bene e scuole periferiche o svantaggiate da una utenza meno selezionata.
Il presupposto che due licei psico-pedagogici o due linguistici abbiano per definizione un’utenza con analoghi background non è dimostrata e intuitivamente direi che è falsa. Quindi il sospetto che i risultati conseguiti dagli alunni di una scuola piuttosto che da un’altra dipendano in buona parte anche dalla composizione dell’utenza andrebbe considerato.
Interessante che la ricerca dimostri che le scuole che bocciano meno sono anche quelle con risultati migliori all’università. Ma potrebbe essere banalmente un pregiudizio dovuto al fatto che entrambe le condizioni sono soddisfatte dal fatto che gli studenti iscritti partano con basi migliori. Quello che andrebbe veramente misurato è quanto un alunno migliori durante un percorso scolastico, individuando la differenza fra prestazioni iniziali e finali nelle competenze attese. Supponendo che la differenza la faccia la scuola, anziché la classe, e cioè il gruppo di docenti che concretamente hanno in carico uno studente.
Un altro argomento dirimente sarebbe sapere quanti ragazzi hanno superato i test per percorsi di loro scelta e
quanti si sono accontentati di percorsi di ripiego.
Nell’interesse della collettività, se si vuole andare verso un sistema scolastico più equo, sarebbe meglio evitare incentivi che portano a concentrare gli studenti più dotati in alcune scuole. Dal punto di vista delle famiglie
bisognerebbe evitare di presupporre che, poiché una scuola è al top nella graduatoria, questa possa dare di
più al proprio figlio: sarebbe come convincersi che siccome una squadra di pallacanestro ha in media ragazzi
più alti della media, basti iscriversi alla squadra per diventare alti.
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