“I nemici delle vaccinazioni – anche questa è una professione – hanno detto che a Vienna non è scoppiato il vaiolo, ma un’epidemia da vaccino. Ora, anche loro sanno valutare il valore della profilassi, ma la loro prudenza è un po’ esagerata: si prendono il vaiolo per proteggersi dal vaccino.” Così scriveva lo scrittore austriaco Karl Kraus, il 16 ottobre 1907. Avrebbe potuto scriverlo oggi, a proposito del Covid. I milioni di casi di vaccinati a nulla o bassa incidenza di complicazioni sono accomunati in numeri anonimi. Ma i casi rarissimi di persone che hanno sofferto conseguenze gravi sono stati messi in luce. Così si è diffusa un’insicurezza psicologica che ha poco a che fare con il doveroso esame da parte delle autorità tecniche competenti teso a quantificare l’incidenza anche minima di effetti gravi. Molti cittadini esprimono la loro decisione di non valersi se non di prodotti medici a rischio zero. Come in molti altri ambiti si esige la sicurezza totale. Il mito della sicurezza ha complicato le nostre vite e le nostre attività con adempimenti e burocrazia, spesso molto ragionevoli, a volte solo formali. Eppure sappiamo quanto sia importante occuparci della sicurezza: troppe vittime ancora oggi sul lavoro, sulla strada, nella vita quotidiana.
Ma forse è il modo di pensare la sicurezza, e quindi il rischio, che ha bisogno di una consapevolezza matematica più raffinata. Nella vita quotidiana accettiamo implicitamente i rischi non indifferenti di usare mezzi di locomozione, di andare a passeggio, di mangiare i cibi che mangiamo, di respirare l’aria che ci circonda. (E a volte ci prendiamo pure rischi non necessari, come il fumo o gli sport estremi). Ma non riusciamo a farlo nelle questioni pubbliche: ambientali, sanitarie, previdenziali. La comparazione probabilistica fra i vantaggi e gli svantaggi di una certa azione sono un modo di pensare molto lontano dall’opinione pubblica, spesso anche di quella formata ad alti livelli in discipline non scientifiche. Si preferiscono spiegazioni in termini di causa-effetto rigidi, considerando l’alternativa fra la totale sicurezza che un fatto si dia con la totale certezza che non si dia. E non si accetta la composizione di diversi fattori come concause. Per esempio si pensa che se ciascuna delle misure di contenimento della epidemia non offre come risultato la scomparsa del virus significa che non serve. Quest’anno le scuole si cimentano per la prima volta con l’obbligo dell’educazione civica. Non bastano la storia o la filosofia. Ci vuole una matematica di cittadinanza.