Fino a qualche anno fa, intorno all’8 marzo, cominciavo ad agitarmi cercando di trovare un’idea originale da regalare a mia madre in occasione della festa della donna. Puntualmente, quando la mia scarsa inventiva alzava bandiera bianca, mi rifugiavo nei fiori che poi andavo a piazzare trionfalmente al centro del salone. Mia madre assisteva divertita ogni anno a queste mie (e dei miei fratelli) contorsioni in rispettoso silenzio. Fino a che, con tutta la tenerezza del caso ma anche la decisione che l’occasione richiedeva, mi diceva: “Gli altri giorni dell’anno che cosa sono? Non merito di essere festeggiata?”. Lì per lì, non la prendevo molto bene, ma poi riflettevo che tutti i torti non li aveva.
Questa scenetta mi è tornata in mente nei giorni scorsi quando, nel preparare questo numero di Prisma, riflettevamo sul modo migliore di raccontare e festeggiare la Giornata internazionale della matematica del 14 marzo. “Ma perché, non la festeggiamo con ogni numero?”, mi è stato detto da qualcuno a cui devo chiedere se conosca mia madre.
L’Unesco ha proclamato il 14 marzo (in onore del pi greco) la Giornata internazionale della Matematica durante la Conferenza generale del 26 novembre 2019. Quest’anno è quindi la seconda edizione e il tema è “La matematica per un mondo migliore”. È sotto gli occhi di tutti come la scienza e la matematica abbiano un ruolo cruciale nel guidare le decisioni. La matematica è fondamentale per un’organizzazione efficiente delle società a vantaggio di tutti i cittadini.
È per questo che, per non “bucare” l’evento, abbiamo deciso di capire qualcosa di più sul concetto di algoritmo che, a pensarci bene, avrebbe dovuto vincere il titolo di parola dell’anno (riferito al 2020). Di mese in mese, gli algoritmi sono diventati sempre più centrali per lo sviluppo della nostra società. Sono fondamentali in settori strategici come l’intelligenza artificiale, lo sviluppo tecnologico e le scienze climatiche. Sono decisivi, insomma, nel sostenere gli sforzi che i Paesi stanno facendo per raggiungere gli obiettivi del millennio, quelli stabiliti dall’Agenda 2030.
Non sono neppure passati due anni dalla decisione dell’Unesco, eppure sembra un’eternità: il mondo non è più lo stesso, travolto e stravolto dal Covid-19. Mai come in questi mesi, il ricorso alla matematica ha avuto il carattere della certezza. Nella paura e nell’incertezza è divenuta la lingua comune dell’umanità, quella della speranza. E non poteva essere altrimenti: senza speranza non ci potrà essere un mondo migliore. È matematico.
Buona lettura e buone feste (della donna e della matematica)!
Vincenzo Mulè | Direttore responsabile