Ci ha lasciato stanotte Rossella Panarese, autrice e voce storica di Radio3 Rai. Giornalista, da trent’anni conduceva programmi di tematica scientifica e insegnava giornalismo scientifico a Trieste e alla Sapienza di Roma. A tutti quelli che la conoscevano e seguivano, il nome di Rossella evoca ricordi e aneddoti diversi, a noi di Prisma fa piacere ricordarla per le parole che aveva dedicato a Pietro Greco sull’ultimo numero della rivista, ancora in edicola:
Ciao Maestro
Ottobre 2002. Con la collega Rossella Castelnuovo, ero passata quasi per caso da Forlì dove era in corso un incontro promosso dalla rivista Civiltà delle macchine. Sul palco del convegno salì Pietro Greco per parlare di quello che per lui era il tema dei temi: la cittadinanza scientifica come elemento costitutivo e imprescindibile di una società democratica che possa davvero dirsi tale. Conoscevo Pietro da molti anni; era già un amico oltre che un punto di riferimento, per me come per tanti tra coloro che fanno il mio mestiere. Colpiva in lui l’intreccio non usuale tra il rigore e l’approfondimento dello studioso e l’impegno del comunicatore professionista a garantire un’accessibilità ai contenuti scientifici ampia ma non semplificatoria. Quell’intervento di Pietro sul palco di Forlì ebbe per me l’effetto di un bagliore perché conteneva un appello a non considerare la comunicazione scientifica come un elemento accessorio della comunicazione culturale, ma piuttosto il cardine attorno a cui far ruotare il nostro impegno sociale, culturale e politico. Uscii dalla sala e chiamai al telefono l’allora vice-direttrice di Radio3, Daniela Recine, alla quale dissi: “Dobbiamo progettare un programma di scienza che non sia la classica trasmissione di divulgazione scientifica ma che affronti, nella parte più dinamica del palinsesto radiofonico, ossia la mattina quando l’ascoltatore cerca l’approfondimento dell’attualità, le grandi domande che animano la società contemporanea”. Poi tornai da Pietro Greco per dirgli come mi avesse colpito anche la forma della sua presentazione, lui che era sempre stata una persona molto timida e ritratta nella comunicazione pubblica: “Come sei diventato disinvolto”, pensando anche a quel filo del microfono che, mentre parlava, gli si attorcigliava alle gambe e che lui sbrogliava senza mai perdere il filo del discorso. Pietro mi rispose: “Quando c’è la necessità, i problemi si risolvono”. Ecco, da quella necessità nacque pochi mesi dopo, il 6 gennaio 2003, Radio3scienza che ha appena compiuto diciotto anni e che ha mantenuto fede, in questi quasi due decenni e anche grazie all’impegno di Pietro, a quella necessità evocata allora: essere portatori di domande, disponibili al confronto, facilitatori di cittadinanza scientifica. Pietro si divertiva in alcune situazioni pubbliche a chiamarmi il “suo capo”. A me divertiva il paradosso insito in questa battuta. Mi manca anche questo di Pietro, la generosità di un grande uomo che aveva avuto nella vita, senza vantarsene mai, un ruolo propulsivo in ogni ambiente che aveva attraversato. Non per caso Pietro Greco ovunque si fosse trovato – a fare lezione, a presentare un libro, a condurre una trasmissione radiofonica – aveva fatto scuola. Anzi tante scuole. A me piace salutarlo così: ciao amico mio, ciao Maestro.