Nell’immaginario comune, gli scienziati sono persone spesso un po’ strane ma in genere inoffensive. L’elenco di chi ha messo la propria conoscenza al serviziodel crimine è invece lungo. Ma per fortuna c’è anche chi ha fatto il percorso inverso e si è salvato grazie allo studio
Sherlock Holmes, ferratissimo in chimica, era del tutto digiuno di fisica e di matematica: addirittura ignorava totalmente il modello eliocentrico copernicano. Al contrario, il suo nemico giurato, il professor Moriarty, era un matematico di genio oltre che una mente diabolica. La fantasia di Conan Doyle ha partorito un archetipo di grande effetto sul pubblico, anche per l’originalità dell’associazione: nell’immaginario comune i matematici sono spesso pazzi ma in genere inoffensivi. Invece il malvagio Moriarty che ha messo l’intelligenza al servizio del crimine si trova in buona (si fa per dire) compagnia con altri matematici in carne e ossa.
Il conte Guglielmo Brutus Icilius Timeleone Libri Carucci dalla Sommaja, conosciuto più brevemente come Guglielmo Libri, nacque a Firenze nel 1803 da una delle famiglie più antiche della città. Come molti matematici, dimostrò una grande precocità: iniziò a frequentare l’università a 13 anni e si laureò a 17 dopo aver pubblicato un articolo sulla teoria dei numeri che fu apprezzato da alcuni fra i più grandi matematici del tempo, e di ogni tempo, come Augustin-Louis Cauchy e Carl Friedrich Gauss. A soli 20 anni, fu nominato professore all’università di Pisa e intensificò la sua ricchissima produzione, che spazia dalla teoria dei numeri alle equazioni differenziali. In seguito si dedicò allo studio della storia della matematica, di cui divenne uno dei massimi esperti italiani. Durante uno dei suoi soggiorni parigini, nel 1830, partecipò con entusiasmo alla rivoluzione di luglio e al ritorno in Toscana cercò di coltivare il liberalismo politico aderendo alla Carboneria. Scoperto, si rifugiò nuovamente a Parigi dove ottenne la cittadinanza francese. La sua fama come matematico e raffinato collezionista di libri antichi, l’origine nobiliare e la brillantezza mondana gli aprirono i salotti e la buona società, fino alla nomina all’Académie des Sciences. Intanto coltivava la sua attività bibliofila, arrivando a radunare una raccolta di quarantamila volumi a stampa e quasi duemila manoscritti. Il problema è il come. Nel 1826 era stata notata la scomparsa di libri preziosi dalla biblioteca dell’Accademia dei Georgofili di Firenze di cui lo stesso Libri era direttore ma, per evitare scandali, la cosa era stata messa a tacere. I francesi, ignari del precedente, lo nominarono addirittura segretario della Commissione del catalogo generale dei manoscritti delle biblioteche pubbliche di Francia e qui, oltre a dimostrare un notevole zelo nel tentativo di riorganizzare le biblioteche, Libri diede libero sfogo alla sua propensione per le appropriazioni indebite. Ben presto anche in Francia iniziarono a scomparire libri antichi, spesso in concomitanza con le ispezioni di Libri. La cosa era diventata impossibile da nascondere e nel 1848 fu spiccato contro di lui un mandato di arresto. Libri riuscì a fuggire a Londra, dove si spacciò come vittima di un complotto politico e fu accolto con grandi onori. Arrivato quasi senza soldi, riuscì a vivere nel lusso anche in Inghilterra: prima della fuga, era riuscito a spedirsi 18 grossi bauli con buona parte della refurtiva, per un totale di almeno trentamila volumi che iniziò a vendere con enormi guadagni. Nel 1850 una corte francese lo condannò in contumacia a dieci anni di prigione e lo privò di tutte le cariche. Libri però non passò neanche un giorno in prigione: tornato in Italia nel 1868, morì l’anno dopo nella sua villa di Fiesole. Solo in seguito le autorità italiane e francesi riuscirono a rientrare (parzialmente) in possesso della sua refurtiva.
Se Guglielmo Libri si limitava al furto di libri antichi, altri matematici si sono resi colpevoli di crimini ben più gravi. André Bloch nacque a Besançon, in Francia, nel 1893, curiosamente lo stesso anno in cui nasceva (sulla carta) il professor Moriarty. I suoi studi matematici furono interrotti dalla chiamata alle armi per la prima guerra mondiale. Tornato a casa in seguito a una ferita, il 17 novembre 1917 André uccise il fratello, lo zio e la zia. Non sono mai stati chiariti i motivi della strage ma, secondo una testimonianza, Bloch voleva compiere un atto di eugenetica eliminando i rami della famiglia affetti da malattia mentale. In realtà, fu lui a essere internato in un ospedale psichiatrico dove riprese lo studio della matematica con grande profitto, pubblicando importanti risultati di analisi complessa fra cui quello che oggi è noto come teorema di Bloch. Nella fitta corrispondenza con gli altri matematici, dava come indirizzo “57 Grande rue, Saint-Maurice” senza specificare che si trattava di una struttura sanitaria. Morì nel 1948 in un altro ospedale psichiatrico, a Parigi, in cui era stato trasferito l’anno precedente.
Sta scontando invece l’ergastolo l’americano Theodore John Kaczynski, nato a Chicago nel 1942. Laureato a Harvard, nel 1967 ottenne il dottorato all’università del Michigan con una tesi che fu premiata come la migliore dell’anno e fu nominato lettore di matematica. Nel 1969 si dimise dall’incarico per motivi non dichiarati e giudicati inspiegabili da colleghi e superiori. Si trasferì prima a casa dei genitori e poi in una capanna senza elettricità né acqua corrente nel Montana, dove si manteneva con lavori occasionali e nutrendosi di selvaggina. Il 25 maggio 1978 un poliziotto di stanza alla Northwestern University (Illinois) fu ferito dall’esplosione di un pacco bomba. In seguito a casi analoghi in altre università e presso gli uffici di compagnie aeree, l’Fbi iniziò a indagare sul misterioso terrorista indicandolo con la sigla Unabom (University and Airline Bomber), poi ribattezzato dai giornali come Unabomber. Fra il 1978 e il 1995 Unabomber fece recapitare in totale 16 pacchi bomba, di cui 14 esplosi, per un totale di 3 morti e 23 feriti. Nel 1995, alcuni giornali americani ricevettero una lettera in cui l’attentatore dichiarava che avrebbe smesso la sua attività terroristica in cambio della pubblicazione del suo “manifesto”, intitolato La Società industriale e il suo futuro, in cui sosteneva che «la rivoluzione industriale e le sue conseguenze sono state disastrose per la razza umana». Il documento fu effettivamente pubblicato da importanti quotidiani, non tanto per cedere al ricatto quanto nella speranza che potesse aiutare qualcuno a identificarne l’autore. Speranze ben riposte, come dimostra il seguito. Il primo a sospettare di Kaczynski, già in precedenza, era stato il fratello David che si convinse ancora di più della sua idea leggendo il manifesto, simile ad alcuni scritti giovanili di Theodore. L’ipotesi fu ritenuta credibile e gli inquirenti si convinsero a puntare in quella direzione. Kaczynski fu infine arrestato il 3 aprile 1996 dopo una delle indagini più onerose nella storia dell’Fbi. Curiosamente, il settore della matematica di cui si occupava era l’analisi complessa, lo stesso di Bloch, così come è uguale il numero delle loro vittime.
A nessuno di loro due va, però, la palma del matematico più efferato. Kaing Guek Eav, nato anche lui nel 1942 (un’altra coincidenza nelle date di nascita!), terminò nel 1962 gli studi in matematica in uno dei licei più prestigiosi della Cambogia, classificandosi secondo a livello nazionale. In seguito, studiò all’Istituto di pedagogia per poter insegnare matematica a scuola e nel 1966 fu assegnato a una scuola superiore nel paesino di Skoun. I suoi ex allievi lo ricordano come un buon insegnante, serio e appassionato al suo lavoro. Oggi però, in Cambogia e nel mondo, è ricordato per altri motivi: con lo pseudonimo di Duch, era il terribile capo carceriere dei Khmer Rossi. Aveva aderito al movimento nel 1970 e fra il ‘75 e il ‘79, sotto la dittatura di Pol Pot, fu il responsabile della tortura e dell’uccisione di 16 000 cambogiani. Dopo la caduta del regime ritornò a insegnare matematica e lingue sotto falso nome. Scoperto solo molto tempo dopo, è stato processato nel 2009 e condannato prima a 35 anni e poi all’ergastolo. È morto nel 2020, dopo aver scontato dieci anni di prigione.
Dopo tanto orrore, finiamo con una nota di ottimismo: a fronte di tanti matematici che si sono dati al crimine, ecco un criminale che si è riscattato dandosi alla matematica. L’americano Christopher Havens era il tipico ragazzo sbandato: dopo aver abbandonato la scuola è rimasto a lungo disoccupato ed è entrato nel tunnel della droga. In situazioni del genere, molti si mettono nei guai ed è quello che è successo a lui: nel 2011 è stato condannato a 25 anni di carcere per omicidio. Negli ordinamenti giuridici dei Paesi civili la prigione serve non a punire ma a favorire un percorso di rieducazione e reinserimento nella società. Havens è la brillante conferma che questo principio può funzionare. Durante la detenzione, la sua vita è cambiata da quando ha scoperto una profonda passione per la matematica. Ha iniziato con i testi di base nella biblioteca della prigione ma voleva saperne sempre di più e ha iniziato a ordinarne per posta. Nel suo entusiasmo ha coinvolto altri detenuti, ai quali ancora oggi dà lezioni di matematica e con i quali festeggia il 14 marzo di ogni anno il “Giorno del pi greco”. Nel 2013 è entrato in contatto con Umberto Cerruti, professore all’università di Torino, che lo ha guidato negli studi per poi coinvolgerlo addirittura nel suo gruppo di ricerca. Nel gennaio del 2020, sulla rivista Research in Number Theory, è stato pubblicato un articolo che porta come primo autore proprio il nome di Christopher Havens.