Davvero un anno di sofferenze e perdite irrimediabili questo 2020. Siamo così costretti ancora una volta ad aggiornare l’elenco dei lutti: ci ha lasciato ieri, il 27 settembre, dopo lunga malattia, anche il grande astrofisico John David Barrow.
Nato a Londra il 29 novembre 1952, si era laureato in matematica nel 1974 all’università di Durham e nel 1977 aveva conseguito il dottorato in astrofisica a Oxford, dedicando poi tutta la sua vita a questa disciplina, come ricercatore, docente universitario e divulgatore
Le sue fondamentali ricerche hanno riguardato la forma e i livelli di irregolarità e topologia dell’universo, la fisica delle particelle e la cosmologia, con particolare attenzione alla possibile origine e fine dell’Universo. Il suo “principio antropico” sostiene che tutto ruota intorno a un nucleo ineludibile: se non si fossero presentate straordinarie coincidenze nella forma delle leggi fisiche e nei valori delle costanti di natura, la biochimica, la vita e la vita intelligente non sarebbero state possibili. Non solo un universo generico preso a caso non consentirebbe la vita, ma non vi sarebbero possibili neppure gli oggetti astronomici comuni e la materia ordinaria. Per spiegare questo principio Barrow ha coniato il cosiddetto “paradosso di Groucho Marx” che, parafrasando una celebre battuta del comico americano, sosteneva: “Un universo abbastanza semplice da essere capito è troppo semplice per produrre una mente capace di capirlo”.
I suoi brillanti saggi divulgativi sono stati letti da milioni di lettori in tutto il mondo. Un rapporto privilegiato Barrow aveva in particolare con l’Italia, da quando, nel 2002, aveva portato in scena a Milano, con la regia di Luca Ronconi, lo spettacolo Infinities, in cui erano rappresentati i vari infiniti descritti dalla matematica: i numeri infiniti di Galileo Galilei, le matrici di David Hilbert, il concetto di infinito sviluppato da Georg Cantor.
E proprio in Italia, in esclusiva per il Mulino, è prevista l’uscita il 29 ottobre del suo ultimo libro inedito “1+1 non fa (sempre) 2”.