Se dovessimo indicare alcune parole simbolo di questo anomalo e spe- riamo irripetibile 2020, di certo ripartenza sarebbe una di queste. Sta- vamo ripartendo economicamente prima che la pandemia sconvolgesse le nostre vite. Abbiamo vissuto i mesi di quarantena aspettando una ri- partenza che in realtà ancora non c’è stata. Ora, dopo l’estate più ondi- vaga di questo nuovo secolo, siamo chiamati a ripartire “per davvero”. A meno che il virus non ci metta di nuovo lo zampino.
Da sempre la scuola è il simbolo della ripresa delle attività. Il ministro Speranza, durante un’informativa al Senato, ha dichiarato che «a scuola si tornerà e si tornerà in sicurezza», anche se secondo l’Istituto superiore di Sanità “non è noto l’impatto che potranno avere le misure di riorganizzazione scolastica che si stanno mettendo in campo”. Per il coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico, Agostino Miozzo, la priorità assoluta del nostro Paese è il ritorno alla normalità della scuola, alla scuola in presenza e non alla scuola in remoto e at- traverso un computer. Per fare questo dobbiamo fare i più grandi sforzi, ma dobbiamo esse- re preparati, “dobbiamo arrivare a metà settembre con dei numeri contenuti”.
Quest’anno, chiaramente, si cammina su un territorio sconosciuto, dove è facile mettere un piede in fallo e cadere. A rassicurarci un po’ ci ha pensato un documento dell’Ecdc, il Centro europeo per il controllo delle malattie, che ha fatto il punto delle evidenze disponibili, quel- le relative ai Paesi dove la scuola è già iniziata. È emerso che “il contact tracing nelle scuole e dati osservazionali da diversi Paesi europei suggeriscono che la riapertura non è associa- ta con un aumento significativo della trasmissione del virus”. Inoltre, l’eventuale decisione di chiudere le scuole di per sé non sarebbe sufficiente. Per poter essere considerata effica- ce, concludono gli esperti, dovrà essere presa insieme ad altre limitazioni nelle comunità.
Come fare per evitare che una seconda ondata di casi porti a nuove chiusure lo indica uno studio inglese pubblicato su Lancet, secondo il quale è fondamentale il monitoraggio a scuo- la. Il documento riporta che se il 75% delle persone che presentano sintomi da Covid fos- sero scoperte e se si risalisse al 68% dei loro contatti, oppure se l’87% delle persone con sintomi fosse individuato e il 40% dei loro contatti tracciato, la diffusione del virus sarebbe sotto controllo. Ammettiamolo, non è facile.
Una cosa, però, ci preme sottolineare: la questione relativa alla scuola non può ridursi so- lo al tipo di banco da utilizzare o al distanziamento. Temi importanti, ma che dovrebbero venire dopo il “cosa” e il “come” si insegna a scuola. Per capire cosa intendiamo, leggete il bell’articolo di Angelo Guerraggio di questo numero.
Vincenzo Mulè | Direttore responsabile