“L’intelligenza artificiale applicata al calcio crea qualcosa di magico: è il futuro e sarà sempre più prevedibile”. Luigi Libroia, classe ‘78, commercialista e revisore legale, nel 2016 ha dato il via con due suoi amici a Wallabies, una start up che di lì a poco avrebbe rivoluzionato il mondo dello scouting calcistico. Dati e numeri danzano ora su reti neurali in grado di tracciare il profilo tecnico, qualitativo e di sviluppo futuro di qualunque calciatore su qualsiasi campo. Al macinare chilometri per visionare un talento di categoria si preferisce ora il consultare un data base. È il domani, se non fosse già l’oggi.
“Io e i miei soci, Marco Englaro e Federico Romano, stavamo lavorando sulla rosa del Milan. Dovevamo cercare un legame tra prestazione e valutazione economica dei calciatori. Ci siamo accorti che era limitante valutare un calciatore dal solo parametro di mercato o dai dati statistici delle prestazioni. Venticinque gol mi dicono ad esempio che sei una punta, che in quella stagione hai dato un buon contributo, ma non mi dicono se il tuo sarà un rendimento costante nel tempo e se il tuo inserimento in una specifica rosa sarà proficuo. Così decidemmo di applicare al calcio un metodo già sperimentato in altri settori, quello dei valori “comparabili”. Tracciare ad esempio un profilo di Ronaldo e capire se in giro per il mondo ci fossero calciatori come il portoghese. Magari non proprio come l’originale, ma con la stessa efficacia in campo in termini di qualità, giocate e senso tattico”. Un gioco di prestigio reso possibile dosando magistralmente le reti neurali e gli algoritmi dell’intelligenza artificiale e il machine learning: “Abbiamo creato un osservatore in grado di vedere 25 campionati su due continenti, analizzare performance con uno storico di 10 anni, per 24 ore al giorno – prosegue Libroia –. Arriviamo ad avere fino a settemila variabili per giocatore per ogni partita”. Un software cui fai domande e che dà risposte. A volte anche non richieste. Ed è questa la magia: “Il sistema è in grado ad esempio di calcolare la velocità di un calciatore attraverso l’analisi di un passaggio o di uno scambio in azione durante la partita. Un dato che è uscito senza che noi lo avessimo chiesto. Non so come sia possibile ma accade anche questo”.
L’intelligenza artificiale è in grado di elaborare una quantità enorme di dati e, una volta costruito, il modello Wallabies prevede tre tipi di ricerche: “Una è la comparabilità delle qualità dei calciatori (cerco un esterno sinistro di 21 anni come Marcelo del Real Madrid e quindi mi concentro su dribbling, corsa, assist ecc). Un’altra è il ranking, per il quale usa le reti neurali che sono diverse a seconda del campionato in cui si gioca (anche qui si crea un modello per trovare il giocatore che gioca meglio e assicura un miglior rendimento). L’ultima riguarda la performance che, sebbene sia un dato più statistico, è utile per sapere, ad esempio, quali sono i migliori under 21 in giro per il mondo”.
Con i dati storici si può anche arrivare a prevedere con grande probabilità di successo lo sviluppo di un calciatore: “Se studio ad esempio la carriera di Pirlo e ne tiro fuori un modello, posso poi confrontarlo con quello di altri calciatori giovani nel suo ruolo. Se le curve di rendimento, i dati di progresso nel tempo, coincidono, possiamo prevederne lo sviluppo. Noi non esprimiamo opinioni, diamo risposte scientifiche”.
Come Wallabies, ci sono altre realtà che offrono piattaforme informatiche di scouting, per lo più concentrate però sul dato statistico. Wyscout, ad esempio, monitora ogni giorno migliaia di calciatori, schedandoli per caratteristiche fisiche, tecniche e di ruolo e offrendo così agli abbonati informazioni costanti e aggiornate su ognuno di loro. Oggi, attraverso i meeting internazionali (wyscout forum), da semplice società di servizi, è diventata anche una vera e propria piazza fisica dove club e procuratori si incontrano per fare affari. Ci sono anche piattaforme online gestite direttamente dai calciatori che creano i propri profili, aggiornano le schede tecniche e inseriscono video per autopromuoversi.
Quale sarà il futuro? “Sicuramente il perfezionamento dei processi porterà a uno sviluppo più preciso per le squadre – secondo Libroia – e a capire meglio il comportamento del calciatore, tentando di anticipare come si comporterà all’interno della squadra in cui verrà inserito”.
Porterà anche tanto risparmio nelle casse dei club. Per fare un esempio, il lavoro svolto da Wallabies corrisponde a quello di 400 osservatori in giro per il mondo dove giocano circa 50mila calciatori. Ognuno di loro può assistere in un anno al massimo a mille partite, non di più. “Un software può arrivare a tutto questo da solo, ogni giorno, senza spostarsi”.
“L’accesso al settore di nuove tecnologie ha migliorato il nostro lavoro” è l’opinione di Matteo Sassano, presidente dell’Associazione Osservatori Calcistici Roi Italia. “Prima, per cercare un calciatore, bisognava necessariamente spostarsi, impiegare tempo e risorse. Oggi, con le piattaforme digitali, possiamo superare questa fase e andare già a vedere quali sono i profili giusti nel ruolo. L’elemento umano però, legato alla sensazione del momento, non sparirà mai. Il talento, per capirlo, lo devi vedere all’opera. La motivazione e il carattere di un calciatore non sono definibili in un parametro, in un dato. Nessuna intelligenza artificiale potrà mai arrivare a tanto. Ci vedrete quindi sempre ai bordi dei campi di gioco, magari non più con il taccuino ma con uno smartphone”. “Lo scouting nel calcio è diventato sicuramente più accessibile, ha cambiato forma e modalità – spiega Andrea d’Amico, agente tra gli altri di Del Piero e Giovinco –. Quando cerco un osservatore, ne verifico il bagaglio di competenze linguistiche, di contatti ed esperienze ma un buon archivio di dati aggiornati e puntuali sui calciatori è fondamentale. I miei collaboratori selezionano il profilo di più alto livello, me lo sottopongono e poi io vado a vederlo. Una buona organizzazione può arrivare a finalizzare le ricerche per ruolo, cartellino, caratteristiche tecniche. Le nuove tecnologie hanno cambiato in meglio il nostro lavoro, ora più attento, puntuale, meno dispersivo ma certamente la responsabilità della scelta non potrà mai essere appannaggio delle macchine”.