Sono in molti a credere che il vero inizio dell’anno sia a settembre e non a gennaio. Tra le prime attività che riprendono i ritmi abituali, a settembre c’è la scuola. Era il 1977 quando per la prima volta le aule si riaprirono prima del fatidico 1 ottobre.
Che scuola è stata l’anno passato? Che anno ci aspetta? Che tipo di istruzione vorremmo? Sono state queste le domande alle quali abbiamo tentato di dare una risposta nella storia di copertina: dall’analisi dei dati Invalsi al sogno di una scuola europea, fino all’eccellenza di una lunga tradizione come quella della “Normale” di Pisa.
Partiamo, dunque, dalle prove Invalsi, che hanno avuto un merito grandissimo: quello di aver riacceso, almeno per qualche giorno, l’attenzione sulla scuola, le modalità di insegnamento e, soprattutto, quelle di apprendimento. Tutto questo mentre, a livello politico, accelerava l’iter relativo all’autonomia differenziata. Con tempismo perfetto, i numeri resi noti dall’Istat quest’estate hanno lanciato l’ennesimo grido d’allarme: il fenomeno dell’abbandono scolastico colpisce soprattutto i ragazzi del Sud. In media, in Italia, poco meno di 15 giovani su 100 hanno abbandonato gli studi prima di arrivare al diploma o a una qualifica professionale di almeno 2 anni. In tre regioni meridionali – Sardegna, Sicilia e Calabria – la percentuale supera il 20%. In Campania e Puglia oscilla tra il 18 e il 19%.
Si riparte, dicevamo, ma da dove? Dai numeri, quelli dei dati definitivi sulle iscrizioni al nuovo anno scolastico per le prime classi delle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado. Le domande di iscrizione alle prime classi sono state 1.553.278. Circa un milione sono quelle presentate alle scuole del primo ciclo (473.294 alla scuola primaria e 537.330 alla secondaria di primo grado) mentre sono 542.654 le domande ai percorsi di istruzione e formazione di secondo grado. Continua a registrarsi un preoccupante calo nel numero dei nuovi ingressi – non completamente giustificato dalle dinamiche di natalità e immigrazione – più marcato nel caso della primaria che, nell’ultimo anno, registra una perdita di circa 23 mila alunni (-4,6%), mentre il ciclo di scuola secondaria perde 20 mila studenti. Cresce, invece, la richiesta del tempo pieno a 40 ore settimanali nella primaria. Circa il 42% delle domande si orienta per questo tempo scuola e, in quasi in tutte le regioni, si evidenzia una maggior propensione a lasciare i propri figli a scuola con un orario prolungato. Lazio e Piemonte sono le regioni dove la richiesta è maggiore (rispettivamente 59,6% e 58,5% delle domande inoltrate), mentre Campania e Liguria sono quelle dove si registra un maggior incremento di tale richiesta. La scuola continuerà ad essere uno dei temi che unirà i diversi numeri della rivista di questo nostro prossimo anno.
Vincenzo Mulè – Direttore responsabile